martedì 30 agosto 2016
​Lo ha detto all'omelia il vescovo di Rieti, Domenico Pompili. Ora è il momento della mitezza, ha aggiunto: solo così la ricostruzione non sarà querelle politica o sciacallaggio. «Grazie al Papa, lo aspettiamo». Presenti Renzi e Mattarella (Il video dell'omelia)
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Phon, matite, mucche. Amatrice riparte da qui (Viviana Daloiso)
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I funerali ad Amatrice. «Non uccide il terremoto, ma le opere dell'uomo»
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242 cognomi e nomi, in ordine alfabetico. Li ha scanditi il vescovo di Rieti, Domenico Pompili, all'inizio dei funerali solenni delle vittime del terremoto celebrati ad Amatrice, la cittadina che con 231 morti ha pagato il più alto tributo al sisma del 24 agosto. Sotto le due tensostrutture allestite nel cortile del complesso Don Monizzo le bare erano 28, provenienti da Rieti. Due le bare bianche, con i corpi di bambini. Altre 10 bare, che si trovavano al cimitero di Amatrice, non sono state trasportate lì, forse a causa delle cattive condizioni atmosferiche. Per tutta la celebrazione ha continuato a scendere la pioggia. Il tendone era gremito di familiari e conoscenti, circa tremila persone: sono state preparate 2.200 ostie distribuite da 16 sacerdoti.

«UCCIDONO LE OPERE DELL'UOMO». "Dio non può essere utilizzato come il capro espiatorio" ha detto Pompili all'omelia, breve quanto intensa. "Al contrario, si invita a guardare in quell'unica direzione come possibile salvezza". I terremoti esistono da sempre, ha ricordato. E proprio i terremoti hanno hanno generato quei paesaggi "che ci stupiscono per la loro bellezza". Senza i cataclismi non esisterebbero le montagne. "Il terremoto non uccide" ha scandito il celebrante. "Uccidono piuttosto le opere dell'uomo!" .L'omelia di monsignor Domenico Pompili
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È L'ORA DELLA «MITEZZA». Per curare le ferite fisiche, psicologiche e spirituali, "non basteranno giorni, ci vorranno anni". La qualità che serve ora, ha proseguito il vescovo, è la mitezza. Quella mitezza che è "un abbraccio forte e discreto". "Solo così la ricostruzione non sarà una 'querelle politica' o una forma di sciacallaggio" ma "quel che deve: far rivivere una bellezza di cui siamo custodi".

QUESTA TERRA RIVIVRA'. "Disertare questi luoghi sarebbe ucciderli una seconda volta", ha detto Pompili. E ha concluso leggendo un messaggio, tra i tanti che gli sono giunti: "Non ti abbandoneremo uomo dell'Appennino: l'ombra della tua casa tornerà a giocare sulla natia terra". VIDEO L'ultimo saluto (di Pino Ciociola)
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«GRAZIE AL PAPA, LO ASPETTIAMO». Al termine della celebrazione, il vescovo ha ricordato la presenza alla sua destra dell'elemosiniere del Papa, monsignor Konrad Krajewski, che ha poi consegnato alle famiglie di ogni vittima una corona del rosario. "Ringraziamo il Papa e lo aspettiamo", ha concluso Pompili. Con il vescovo hanno concelebrato, oltre a monsignor Krajewski, il vescovo emerito de L’Aquila, Giuseppe Molinari, e il vescovo di Ascoli Piceno, Giovanni D’Ercole.

Mattarella, Piero Grasso, Laura Boldrini e Renzi (Lapresse)PRESENTI MATTARELLA E RENZI. Monsignor Pompili ha infine ringraziato per la loro presenza l'imam di Firenze e il presidente dell'Ucoi, e anche il vescovo ortodosso. "Ringrazio anche tutte le autorità presenti - ha aggiunto - uno per tutte il presidente della Repubblica". Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il premier Matteo Renzi sono rimasti in piedi per tutta la ceremonia. "Il paese lo ricostruiamo, pezzo per pezzo, ma lo ricostruiamo" ha detto Renzi confortando i familiari delle vittime dopo il funerale. IL SINDACO: RESTIAMO QUI. "Questa gente è morta perché amava questa terra e noi vogliamo restare qui" ha detto al termine dei funerali il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, prima di scoppiare in pianto. La frase è stata accolta da un forte applauso.
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