mercoledì 29 agosto 2012
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«Ci sono preconsigli dei ministri in cui succede ben di peggio, in cui i capi degli uffici legislativi dei vari ministeri pongono obiezioni pesantissime. Poi la sintesi, la decisione finale spetta alla collegialità del Consiglio dei ministri guidata dalla sensibilità del presidente Monti». Ha la voce tirata ma decisa, Renato Balduzzi. In macchina, di ritorno dall’amato monastero dei monaci camaldolesi - ha appena tenuto una relazione su politica e cattolici agli intellettuali del Meic -, la comunicazione va e viene. E ogni volta lui riprende il filo da dove si era spezzato: «Abbiamo la necessità e l’urgenza di completare alcune iniziative coerenti con quanto già fatto nel dl liberalizzazioni e nella spending review. Senza queste operazioni, la nostra rivisitazione del sistema sanitario sarebbe monca». Necessità e urgenza, i due criteri che giustificano il varo di un decreto. «Ma quale ddl? Ma quale disomogeneità? Ma quali divisioni nel governo? Il nostro è un testo compatto, organico. Chi le ha dette queste cose?». Il tono si fa più aspro, e il malcontento è motivato dalla velocità con cui una normale riunione tecnica tra i dirigenti dei dicasteri, di quelle che si svolgono ogni settimana senza che nemmeno la stampa ne sia al corrente, «è stata cannibalizzata dalle agenzie di informazione». Chi ha spifferato tutto all’esterno? E perché? Forse lo si chiarirà venerdì durante il Cdm. «Io ritengo – è la posizione che porterà dinanzi a Monti e ai suoi colleghi – che l’unica strada per chiudere il lavoro che abbiamo impostato sulla Salute entro la legislatura sia quella del decreto. Però io non sono un’isola, faccio parte di questa squadra e sono pronto a confrontarmi serenamente su tutti i nodi tecnici. Poi se servirà un approfondimento di qualche giorno non ne farò certo un dramma, l’importante è completare il disegno organico che avevamo in testa sin dall’inizio». Lui, professore di diritto costituzionale, proprio non accetta che si parli di un uso improprio di questo strumento legislativo, il decreto, praticamente l’unico - eccetto il ddl lavoro - usato dal governo Monti. E sa benissimo, Balduzzi, che il vero nodo è la copertura economica del suo provvedimento. Ieri è stata una giornata di fitti colloqui telefonici con il ministro del Tesoro Vittorio Grilli, che gli ha così spiegato, in soldoni, le 28 pagine di osservazioni presentate dagli uomini del Mef in preconsiglio: «Renato, alcune misure costano troppo. E per l’autunno temiamo emergenze legate alle crisi industriali...». Ma il responsabile della Salute non è convinto: «Occorre considerare i risparmi generati dal minore ricorso al pronto soccorso attraverso l’assistenza di base h24, bisogna conteggiare i costi sociali delle ludopatie e del fumo». Sono due cardini della sua "politica sanitaria", due punti che si ritrovano già nelle prime interviste da ministro. E se tutto svanisse? «Non svanisce nulla. Questa è una polemica innescata dai media e lì finirà. Non mi farete mai dire o minacciare cose che non penso. Sono questioni tecniche, e ripeto tecniche, ingigantite inutilmente. Siamo già al lavoro per risolverle».
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