sabato 25 luglio 2015
Picascia non si arrende: "Non mi silenzieranno". (A.M.Mira)
Il fatto. La camorra incendia l'azienda che non si piega ai ricatti GUARDA LE FOTO (Pino Ciociola)
Qui c'è un popolo che non si piega (Maurizio Patriciello)
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«Io certo non arretro. Anzi vado avanti molto più velocemente di prima. Premesso che non so se sono stati loro, io di certo non me ne vado. Miscelerò i detersivi in un secchio con un manico di scopa ma non me ne vado, non chiudo. Non saranno questi scarafaggi a farmi andare via da Sessa Aurunca. Cercherò di riaprire l’azienda il prima possibile anche per i miei 30 lavoratori». Così Tonino Picascia reagisce all’incendio della sua azienda. Ma evita personalismi. «Sono solo un cittadino normale che ha denunciato la malversazione. Sono andato dai carabinieri che hanno indagato facendo il loro dovere, e così i magistrati che li hanno condannati in pochissimo tempo. Ora finalmente c’è anche la società civile, la testimonianza, e questo dà più fastidio alla camorra. Più degli arresti. Loro lo sanno che finiranno in carcere...». Ma questa volta hanno alzato il tiro. Non lo avevano mai fatto. Come mai ora? Se pensassi che ce l’hanno con me, sarei un megalomane. Ma certo non posso non pensare al fatto che il giorno prima sono intervenuto in Confindustria a un incontro sul rating di legalità e nel pomeriggio a un’iniziativa con Raffaele Cantone. Per dire cosa? Abbiamo parlato ai ragazzi non tanto di legalità quanto di giustizia. Perché anche l’apartheid era legale, e così schiavitù e colonialismo. La legalità spesso va a braccetto col potere. A noi interessa la giustizia che è un’altra cosa. E cos’è? A tante denunce anonime abbiamo sempre risposto con denunce palesi, seguite da arresti. Saranno esasperati dalla nostra testardaggine. Non capiscono. Probabilmente non fanno paura le 3-4 denunce che facciamo ai ma-gistrati, ma le 300-400 che facciamo nelle scuole, ai gruppi scout. Dà più fastidio l’esempio. Questo per loro diventa un problema. Come concretizzare l’esempio per la giustizia? Come fanno le cooperative sociali che operano nei beni confiscati alla camorra e dove gli ultimi sono diventati i primi, dove gli ultimi lavorano le terre liberate dalla camorra, un’economia diversa. Mi hanno chiesto di fare qualcosa insieme, mettendo d’accordo mondo  no profit col mondo  profit  per dimostrare che siamo un’unica terra, la terra di don Peppe Diana e non la 'terra dei fuochi', Campania felix e non Gomorra. Ho detto di sì. Come faccio a non esserci? E continuerà ad andare nelle scuole... Se prima lo facevo una volta a settimana ora lo farò due volte. Non mi mettono il silenziatore, anzi mi hanno fornito il megafono. Chiede qualcosa alle istituzioni? Sostegno, tutela? No. Io mi sono sempre fidato delle istituzioni. Continuo a essere convinto di aver scelto la squadra giusta con cui giocare la partita. E anche ora attenderò con fiducia che scoprano chi è stato. Lei ha due figli, uno di 6 anni e uno di un anno e mezzo. Al più grande ha detto qualcosa? Ancora no. Gli ho comprato il libro 'L’invasione degli scarafaggi. La mafia spiegata ai bambini'. E gli dirò che degli scarafaggi hanno provato a dare fastidio a suo padre. Ma che noi li schiacceremo come è capitato agli scarafaggi del libro.

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