giovedì 10 settembre 2015
​Salesiani, gesuiti e orionini: accoglienza senza frontiere. ma la buona volontà spesso deve fare i conti con le pastoie burocratiche.  
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Si moltiplicano le adesioni all’appello lanciato da Papa Francesco ad accogliere una famiglia profughi in ogni parrocchia, comunità religiosa e santuario. Il rettor Maggiore dei salesiani, don Ángel Fernández Artime, ha scritto ai suoi confratelli per chiedere «con il carattere di urgenza» di valutare «ciò che ogni Ispettoria può fare e ciò che si può chiedere a ogni comunità e parrocchia, perché siano disponibili ad accogliere nelle nostre opere famiglie di migranti». «Ospitiamo – ha esortato il decimo successore di don Bosco – anche una sola famiglia, quattro o cinque persone; con il poco di tutti, faremo tanto, anche in collaborazione con le chiese locali e il territorio». Sempre nella famiglia salesiana anche Yvonne Reungoat, Madre Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ha scritto alle sue consorelle in merito all’emergenza rifugiati, invitando «a trovare una modalità di coordinamento per agire in sinergia» e mettersi «in contatto con persone e autorità competenti». Da parte sua don Giovanni D’Andrea, presidente della Federazione Scs (Salesiani per il sociale), con sede a Roma in via Marsala, si sta attivando perché l’appello ad aprire le porte di tutte le chiese e gli istituti religiosi ai profughi, non cada nel vuoto. «Dobbiamo capire nel concreto come possiamo fare, la burocrazia non è semplice», ha spiegato. «Il problema però è che spesso le procedure sono molto lunghe – ha aggiunto –. È vero che noi dobbiamo avere più intraprendenza nella nostra azione, ma anche lo Stato deve essere più flessibile». Esempio lampante in questo senso è un ostello per i giovani, 'La playa don Bosco', messo a disposizione dai salesiani a Messina per i profughi. «Quella struttura è omologata per 99 posti ma non possiamo attivarlo per l’accoglienza perché mancano le autorizzazioni statali – ha spiegato sempre don D’Andrea – È da luglio 2013 che è tutto bloccato. Da quando è scoppiata l’inchiesta Mafia Capitale ci sono più controlli, ma il rovescio della medaglia è poi che strutture come questa restano vuote».  Ma non ci sono solo i salesiani a seguire l’appello di Papa Francesco. Padre Camillo Ripamonti, gesuita, presidente del Centro Astalli di Roma ha spiegato infatti: «Attualmente ci sono dieci strutture religiose che collaborano con noi, in totale sono circa 40 i rifugiati accolti ». «Si tratta – ha raccontato– di una seconda accoglienza, cioè di persone che hanno già fatto il loro percorso all’interno della rete Sprar e ottenuto la protezione». E «questo non solo perché è più semplice dal punto di vista burocratico, ma anche perché in questo modo possiamo attivare quell’integrazione che spesso è la parte mancante dell’accoglienza».  Don Flavio Peloso, superiore generale dell’Opera don Orione, poi, ha scritto una lettera ai confratelli invitandoli a rispondere «all’appello di Papa Francesco per l’accoglienza dei profughi». Don Peloso ha segnalato che la Congregazione ospita già richiedenti asilo a Milano (22 persone), a Santa Maria la Longa Udine (18 persone), a Genova - Camaldoli (25 persone), e a Genova Salita Angeli (20 persone). «Sono qui a dirvi – ha aggiunge comunque il superiore degli orionini – che si può fare di più. E non solo in Italia, ma anche in Spagna, in Inghilterra, in Polonia e nei paesi dell’Est Europa».
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