sabato 27 febbraio 2016
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In gioco non c’è solo il futuro dei ragazzi autori di reato che vivono in comunità o nelle carceri minorili. La soppressione dei Tribunali e delle Procure per i minorenni porterebbe con sé anche molto altro: i procedimenti civili come la tutela dei bambini in difficoltà o abbandonati, le adozioni, la decadenza della responsabilità genitoriale, gli affidi in caso di separazione o divorzio. Tutto questo e molto altro attiene alla giustizia minorile e i giudici che se ne occupano temono che l’accorpamento sia solo l’inizio della fine. A spiegarlo è Anna Maria Baldelli, procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni del Piemonte e Della Valle d’Aosta. «Siamo fortemente preoccupati, la cultura nata e cresciuta intorno all’idea di giustizia minorile in Italia rappresenta un fiore all’occhiello in tutta Europa e adesso rischiamo di cancellare tutto – avverte il giudice –. Certamente occorre porre attenzione a come spendere il denaro pubblico ma d’altra parte non è pensabile accettare che la Sicilia abbia quattroTribunali dei minorenni, la Puglia tre, la Calabria due e il Piemonte e la Valle d’Aosta un unico Tribunale, quando per numero di procedimenti civili e penali siamo secondi solo al Tribunale dei minorenni di Milano».  Attenzione dunque ai diversi contesti territoriali in cui la riforma verrebbe inserita. Secondo i magistrati minorili, occorre piuttosto accorpare Procure e Tribunali dei minorenni ma mantenendoli separati dalla giustizia ordinaria. «Vuole un esempio? – prosegue il procuratore –. Prendiamo il caso di un magistrato che riceve una telefonata in cui si segnala la vicenda di un neonato che i genitori vogliono portare via dall’ospedale in condizioni non compatibili con una dimissione. In materie del genere, bisogna intervenire subito. Qualche settimana fa, alla nostra Procura è arrivata la segnalazione del ricovero di una bambina di tre anni con i genitali ustionati e di un altro bimbo a casa con il papà tossicodipendente, da ritenersi verosimilmente come l’autore delle ustioni. Adesso noi siamo attrezzati per intervenire immediatamante su questioni del genere. Ma se io magistrato di turno, oltre ad intervenire sulle segnalazioni dei minori, sono impegnata anche con 50 arresti per una retata, come mi capitò in un turno quando ero giudice alla Procura ordinaria di Torino, non potrò dedicare ai bambini segnalati l’attenzione che dedico oggi». Secondo Anna Maria Baldelli le competenze civili (tra cui l’opera di prevenzione sul territorio che le Procure minorili mettono in campo ad esempio con le scuole) non sono un optional ma stanno alla base della politica giudiziaria minorile. «Se un bambino non lo soccorri quando ha bisogno, è molto facile che crescendo prenda una strada verso la delinquenza. Se il mio ufficio, composto di sei persone (pochissime se si pensa che abbiamo il carico di due regioni) dovesse occuparsi anche di altro, nessuno potrebbe più impegnarsi in tutte le iniziative sul territorio che hanno valore educativo e preventivo. Questa è la giustizia minorile che ci apprestiamo a rottamare. Vogliamo questo per il nostro futuro e per quello delle nuove generazioni?».
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