sabato 24 settembre 2011
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Nei corridoi dei grandi laboratori di ricerca, scienziati e fisici li chiamano già i “giorni dei neutrini”. Due soli giorni – ripetono – per cancellare un secolo di storia e cambiare il modo di guardare all’universo, senza la relatività. E solo due giorni – finora – per provare a spiegarlo alla gente comune, che di neutrini sa nulla e fatica a comprendere cosa cambierà davvero, nella vita di tutti giorni, dopo la scoperta. «Molto poco», assicura il fisico del Cern Ugo Amaldi.Davvero nessuna rivoluzione nella quotidianità?Direi di no. Considerando la velocità registrata dal fascio di neutrini rispetto a quella della luce, l’effetto di differenza dello 0,02 per mille. Significa che percorrendo i 730 chilometri tra Ginevra e il Gran Sasso, i neutrini hanno “distanziato” la luce di appena venti metri. Questo cambia molto nel nostro modo di guardare al mondo fisico sul piano concettuale, ma poco nella concretezza della vita.A proposito di concretezza, la teoria della relatività come è stata impiegata e applicata fino a oggi?La teoria della relatività ristretta, elaborata da Einstein nel 1905, si basa sull’ipotesi che la velocità della luce sia la velocità massima a cui gli oggetti fisici possono muoversi. In particolare, questa velocità può essere raggiunta soltanto da particelle prive di massa: la luce, appunto, e poi le onde elettromagnetiche, le onde radio, i raggi X. Sulla base di questo assioma funzionano e sono impostati tutti i macchinari e le strumentazioni che si servono di tale particelle: mi riferisco, per esempio, agli acceleratori impiegati negli ospedali per la radioterapia, oppure ai rilevatori di posizione dei satelliti nello spazio.Questi strumenti funzionavano nel modo sbagliato? Sono superati?Assolutamente no. Ripeto, la variabile riscontrata nell’esperimento condotto da Ereditato è minima. L’impatto di questa scoperta va misurato altrove.E dove?Intanto queste rilevazioni dovranno essere confermate. Serve cautela, dunque, come proprio del metodo scientifico, che richiede verifiche, ripetizioni, controlli. Una delle implicazioni più importanti di questa scoperta, tuttavia, potrebbe riguardare la nostra concezione di spazio.Cosa intende?L’altra grande ipotesi su cui si basa la teoria della relatività è che lo spazio sia continuo: presi due punti a una certa distanza, essi possono essere avvicinati a piacere. Per intenderci, abbiamo sempre pensato che lo spazio fosse liscio, come la superficie di un tavolo. L’esperimento sui neutrini potrebbe invece dirci che lo spazio è discontinuo: al posto di una superficie liscia ci troveremmo davanti a un reticolo granulare di punti. I neutrini, a questo punto, avrebbero superato la velocità della luce perché sarebbero saltati da un punto all’altro di quel reticolo.Difficile...... E da confermare.Ma se lo fanno i neutrini, domani potranno farlo oggetti più grossi, per esempio un’astronave, facendoci viaggiare tra le galassie?Lo escludo. Questa struttura granulare dello spazio è osservabile a livello microscopico: è come la superficie di un quadro, da lontano non riusciamo a percepirne la granulosità, sembra liscia. E i neutrini, da parte loro, sono particelle dotate di massa minima. Oggetti macroscopici non potrebbero mai risentire di effetti simili.Perché si fanno questi esperimenti?Per la sana curiositas scientifica che da sempre è il motore del progresso. E perché gli strumenti raffinatissimi che impieghiamo in questi esperimenti ci servono eccome, nella vita concreta. Per il progetto Opera sui neutrini, sono stati impiegati strumenti di rilevazione dello spazio e del tempo avanzatissimi, che potranno essere applicati in modo straordinario in futuro, come è stato fatto proprio per gli acceleratori nella radioterapia, che oggi curano il cancro. È la tecnologia ricavata dalla ricerca a cambiare subito la quotidianità, non le scoperte che ci mettono tempo. Anche per questo la ricerca scientifica va sostenuta.
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