mercoledì 2 dicembre 2015
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«L’alienazione genitoriale esiste. Ne porto ancora le ferite sulla pelle, perché sono stata allo stesso tempo protagonista negativa e vittima di questa situazione». Carolina Tana è stata al centro di una terribile vicenda giudiziaria durata più di un decennio. Aveva solo otto anni quando, plagiata e costretta dalla madre, raccontò che il padre Alberto, presidente degli Agenti di cambio di Roma, abusava di lei. Non era vero nulla e alla fine il padre fu completamente scagionato perché «il fatto non sussiste». Ma la mamma Aurora Pereira Vaz, dopo la separazione, cercò altri modi per accanirsi contro il coniuge. Con il nuovo compagno, Danilo Chemello, assoldò tre killer per gambizzare l’ex marito. Come si concluse la vicenda? Con l’arresto di mia madre e del compagno. Fu io a sporgere denuncia dopo molti tentativi e anni di sofferenza. Dopo una prima condanna e dopo essere usciti dal carcere, vennero indagati e nuovamente condannati per l’estorsione tentata ai danni dei genitori di Madeleine Mc Cann, meglio conosciuta come la 'piccola Maddy', rapita in Portogallo durante una vacanza con i genitori, della quale dal 2007 non si hanno più tracce. Come furono coinvolti in questa vicenda? Avevano tentato di ottenere una ricompensa milionaria, lasciando credere ai genitori della piccola di avere informazioni decisive. Brutta storia.Torniamo alla sua battaglia contro l’alienazione genitoriale. Qual è l’obiettivo? Dopo anni di sofferenze psicologiche e fisiche pesantissime, voglio trasformare la mia terribile esperienza in una realtà che possa essere d’aiuto a chi ha vissuto queste situazioni. Ecco perché giro l’Italia presentando il mio libro autobiografico – 'Giuro di dire la verità, nient’altro che la verità' (Edizioni Alpes Italia) – uscito nei mesi scorsi, e sostenendo la proposta di legge sull’alienazione parentale presentata dall’avvocato Bongiorno. Ma non solo. Sto curando anche un progetto di sensibilizzazione, con l’aiuto di uno psicologo, per fare conoscere alle famiglie e alle istituzioni questo problema gravissimo. Perché ora ritiene importante diffondere la conoscenza dell’alienazione parentale? Un bambino alienato e non curato riporta gravi conseguenze psicofisiche. Ma in Italia non si sa quasi nulla di questo problema. A chi ritiene sia giusto spiegare che l’alienazione parentale esiste? Per esempio agli insegnanti. Potrebbero intuire i problemi dei bambini figli di separati e riferirli a uno psicologo. Così quei piccoli potrebbero ricevere l’aiuto di cui io sono stata privata. Nessuno l’aiutava durante i tanti interrogatori a cui è stata sottoposta? L’intero sistema giudiziario sembrava aver dimenticato che ero solo una bambina. Mi interrogavano alla presenza di mia madre, che per me era una presenza incombente. E quando lei mi ha portato all’estero e mi ha fatto interrompere le scuole, non c’è stato nessun giudice minorile che si sia preoccupato di capire perché non frequentassi più le lezioni. Che conseguenze ha riportato da questa situazione? Sofferenze che non vorrei neppure ricordare. Ho riversato tutto nel mio libro. Di fatto è il diario che ho scritto in quegli anni. Ho pensato di pubblicarlo quando mio padre ha presentato il suo libro. Non in opposizione, ma come una verità che si congiungesse alla sua. E ora vorrei incontrarlo, spiegargli tutto di persona, anche se l’ho già fatto attraverso le pagine del mio libro. Ma al momento lui non se la sente. Ha scritto che io sono morta nel suo cuore perché non ha più la forza di reggere tanto dolore. Ma se mi chiamasse, correrei da lui.
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