mercoledì 13 luglio 2016
​Aveva meno di 13 anni. È deceduto per asfissia.

A Ventimiglia continua l'emergenza profughi
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Naufragi di migranti: bimbo morto nella stiva
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Ennesimo orrore. Il più piccolo ha meno di 13 anni. Lo hanno trovato morto, insieme ad altre tre persone. Erano chiusi nella stiva. Senza ossigeno. Morti per asfissia. C’erano anche altre due persone, ancora vive, ma in gravi condizioni. Li hanno trovati così, gli uomini dei soccorsi in mare che ieri si sono avvicinati al vecchio peschereccio semiaffondato carico all’inverosimile di migranti: in tutto 352 persone, tra cui, poco meno della metà, donne e bambini. È l’ennesima storia drammatica che giunge dal canale di Sicilia. A soccorrerli a 17 miglia dalle coste libiche la nave Responder di Moas ed Emergency. «Raccontare il recupero fa davvero male – sottolinea l’organizzazione fondata da Gino Strada – nella stiva del barcone abbiamo trovato quattro corpi senza vita. Uno era un ragazzino. Mimmo e Gigi, il nostro medico e il nostro infermiere, sono intervenuti immediatamente per assistere altre tre persone in condizioni molto critiche. Ne hanno rianimate due, erano in arresto respiratorio probabilmente da asfissia».A Ventimiglia continua l'emergenza / VIDEO Sono già quasi tremila i morti in soli sei mesi. «Una strage silenziosa che si consuma con numeri sempre più alti» lancia l’allarme Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Oim. Una delle spiegazioni, secondo l’Organizzazione internazionale delle migrazioni, è legata al tipo di imbarcazione. I trafficanti stanno infatti ricominciando ad usare vecchi pescherecci, spesso lasciati inutilizzati e caricati all’inverosimile di disperati con il solo desiderio di vivere una vita più dignitosa. Ma ormai troppo spesso il sogno si inabissa in fondo al mare con il naufragio. «Quest’anno abbiamo notato un ritorno nell’uso dei barconi provenienti dalla Libia, oltre ai gommoni che nell’ultimo periodo venivano maggiormente utilizzati – prosegue Di Giacomo –. Questa costituisce una delle principali cause dell’aumento delle morti: su questi vecchi pescherecci, infatti, possono stare anche 600-700 persone, quindi in caso di naufragio si contano molte più vittime». Inoltre, in molti casi si tratta di imbarcazioni particolarmente fatiscenti: «in un caso recente di naufragio abbiamo visto che un peschereccio era stato fatto partire da un altro, senza motore – aggiunge –. È la prima volta che ci capita di vedere una cosa del genere».Ma anche i gommoni non sono meno pericolosi. Anche questi ultimi spesso totalmente fatiscenti. «In molti casi vengono gonfiati direttamente sulla spiaggia: questo dà molta flessibilità ai trafficanti che possono cambiare punto di partenza all’ultimo minuto e così evitare i chek point o i punti in cui ci possono essere scontri con bande criminali – afferma Di Giacomo –. Ma si tratta di gommoni in pessime condizioni, in cui il rischio per la vita delle persone non è minore».E anche la rotta del Mediterraneo centrale rimane la più rischiosa: lo era lo scorso anno con circa 2.900 vittime, sulle 3.800 totali, lo conferma quest’anno con già oltre 2.900 morti in soli sei mesi. Ad alimentare il rischio c’è l’incremento delle partenze dall’Egitto: una rotta più lunga e dunque ancora più temibile. «Ogni anno registriamo un 10-15 per cento di sbarchi dall’Egitto ma quest’anno le partenze sono aumentate – aggiunge il portavoce dell’Oim – In assoluto, l’ ultimo dato disponibile di aprile dice che sono arrivate nei primi 4 mesi 2.000 persone rispetto alle 200 dell’anno precedente: un aumento considerevole ». Intanto ieri tre presunti scafisti sono stati bloccati nel canale di Sicilia nel corso di un’operazione congiunta di Eunavformed, la missione europea contro i trafficanti di esseri umani. L’ imbarcazione sospetta è stata intercettata in acque internazionali. Soccorsi 146 migranti in difficoltà su un gommone. I tre scafisti sono stati consegnati alla polizia italiana nel porto di Catania.
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