giovedì 14 gennaio 2016
In Commissione antimafia la replica al pm Maresca che parla di infiltrazioni: «Non gestiamo nessun bene pubblico confiscato, ma coordiniamo le associazioni cui sono assegnati».
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«Menzogne per demolire Libera». Non solo: «Tanto fango fa il gioco dei mafiosi». Don Luigi Ciotti non ci sta a passare per il capo di una organizzazione che lucra sui beni confiscati al crimine. O per un ingenuo. Lo dice chiaro alla Commissione parlamentare Antimafia, puntualizzando che Libera non gestisce i beni, ma coordina le associazioni cui sono assegnati. Il sacerdote, da anni sotto scorta, replica con durezza al pm napoletano Maresca, che accusa Libera di essere sfruttata da «persone senza scrupoli che approfittano del suo nome per fare i loro interessi». «Dichiarazioni sconcertanti, lo denunciamo – dice don Ciotti – così si distrugge la dignità di migliaia di giovani». «Oggi è in atto una semplificazione per demolire il percorso di Libera con la menzogna», puntualizza don Ciotti. «Ci possono essere errori, si può criticare, ma non può essere calpestata la verità. Libera gode di buona salute, il movimento giovanile partecipa». A chi lo accusa di avere taciuto sulle infiltrazioni mafiose a Roma, ricorda quando «nel 2011, alla riapertura del Cafè de Paris di via Veneto sequestrato a clan calabresi, Libera lancia l’allarme sulle infiltrazioni nell’economia della Capitale». Certo, il rischio dell’infiltrazione «è reale, le nostre 'rogne' sono iniziate con i 17 processi in cui siamo parte civile». E altri problemi «vengono dalle cooperative, abbiamo scoperto che delle situazioni erano mutate. Siamo dovuti intervenire, abbiamo avuto anche processi di lavoro vinti da noi. Ogni 6 mesi chiediamo la verifica ma qualche tentativo di infiltrazione c’è. Libera è 1.600 associazioni e qualche tentativo, qualche ammiccamento c’è stato. Abbiamo allontanato dal consorzio Libero Mediterraneo delle realtà che non avevano più i requisiti e queste realtà gettano il fango, sono le prime a farlo». E comunque, puntualizza il sacerdote, «per la gestione dei beni confiscati Libera non riceve contributi pubblici, le convenzioni vengono stipulate solo per lo svolgimento delle attività statutarie ». Libera insomma «non riceve nessun bene, che viene dato ai comuni e da questi affidato alle cooperative. Sono pochissime le cose assegnate direttamente a Libera. Libera è un coordinamento di 1600 associazioni che opera con oltre 5 mila scuole e ha protocolli con 64 facoltà universitarie». Il fondatore di Libera risponde così al- le pesanti accuse del magistrato antimafia Catello Maresca. Secondo il pm napoletano «se un’associazione, come Libera, diventa troppo grande – dice a Panorama – e se acquisisce interessi anche di natura economica e il denaro spesso contribuisce a inquinare l’iniziale intento positivo, ci si possono inserire persone senza scrupoli che approfittando del suo nome per fare i propri interessi», osserva il magistrato. «Libera ha svolto e svolge un ruolo fondamentale nella lotta alle mafie», dice il pm. Però, «bisogna constatare che, purtroppo, con il tempo, a questo spirito iniziale esclusivamente volontaristico si sia affiancata un’altra componente, che potremmo definire pseudo- imprenditoriale. Questo ha comportato, in alcune zone del Paese, come la Sicilia, che persone lontane dai valori iniziali abbiamo potuto approfittare della fama di Libera per cercare di curare i loro interessi». Ma con don Ciotti si dicono solidali in molti in Parlamento: tra gli altri la presidente dell’Antimafia, Rosy Bindi (Pd), Claudio Fava (Si) e Lorenzo Dellai (Cd).
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