mercoledì 8 gennaio 2014
COMMENTA E CONDIVIDI
«Un intervento di straordinario valore» – dice Pietro Barbieri – che fa giustizia, nel dibattito del 5 per mille, di un grave errore di approccio: «Quello di far passare una libera scelta dei cittadini per un finanziamento pubblico: la Corte dei conti afferma che la rendicontazione deve essere indirizzata ai cittadini, e non allo Stato, per motivare le modalità con cui vengono spesi i fondi». Il portavoce del Forum del terzo settore ricorda che, in un ambito simile, il concetto viene ribadito con molta più chiarezza: «Non è il ragionamento che si fa parlando del nuovo modo di finanziare i partiti col 2 per mille? "È una libera scelta", dicono i politici. Benissimo – fa notare Barbieri – se è così per la politica, lo è almeno altrettanto per il Terzo settore».Le critiche della Corte dei conti si indirizzano poi su norme che agevolerebbero «gli organismi più strutturati» in grado di realizzare ad esempio grandi campagne di comunicazione. Barbieri fa alcuni distinguo: «La pubblicità serve a far conoscere un prodotto. Per il 5 per mille è esattamente così: è un’attività "reputazionale" per divulgare cosa fa quell’associazione. Il cittadino – dice il portavoce del Forum – non è un beota che sceglie un prodotto solo perché è pubblicizzato. Certo, la Corte teme derive, ma non credo sia utile porre tetti ai budget pubblicitari. Piuttosto andrebbe regolamentato il tipo di comunicazione, indirizzato a far conoscere quello che si fa, più che a esibire testimonial famosi». Barbieri poi esprime dubbi sul presunto conflitto di interessi delle associazioni che hanno patronati: «Parlo per i dati dei Caf che conosciamo – premette – da cui risulta che riescono a orientare percentuali minime. Peraltro non ci troverei nulla di male: chi sceglie il Caf di un sindacato o di una associazione già fa una scelta di consonanza ideale».I ritardi nelle erogazioni denunciati dalla Corte, poi «sono frutto della burocrazia esasperata dei diversi ministeri.Un esempio? Manca un registro unico degli enti accreditati. Colpa, ancora una volta, della mancanza di una stabilizzazione con regolamenti chiari. Un vuoto normativo che ha permesso allo Stato gestioni disinvolte: «Il caso eclatante fu nel 2010, quando una parte dei fondi del 5 per mille fu dirottato al fondo per la non autosufficienza. Uno "scippo" di circa 100 milioni, frutto di un mix di ignoranza e malafede. Anzi, più la seconda che la prima».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: