mercoledì 16 settembre 2015
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La povertà assoluta, che la Caritas stima coinvolga ormai oltre 4 milioni di italiani, è diventato uno dei problemi strutturali del Paese, pur essendovi proposte concrete che potrebbero mitigare le conseguenze profonde della lunga recessione dalla quale l’Italia è appena uscita.Nelle società sviluppate le crisi economiche sono come la pioggia, e chi non ha l’ombrello per ripararsi finisce con l’inzupparsi e prendere un malanno. Se poi c’è tempesta e grandine, sarebbe necessario un riparo stabile, oltre all’ombrello, per cercare di restare all’asciutto. Questo è ciò che è accaduto al nostro Paese dal 2008 in poi: la mancanza di ombrelli prima, e ripari stabili poi, ha fatto precipitare milioni di persone e famiglie in una situazione di miseria quasi senza speranza, senza la prospettiva, appunto, di poter trovare un riparo. La povertà assoluta è strettamente legata alle opportunità di accedere a ciò che fa di una vita, una "vita dignitosa". Sul piano strettamente economico sono i costi fissi per vivere e "fare" la condizione di una famiglia: l’alimentazione, la casa, le bollette per i servizi di base, le minime spese per l’istruzione obbligatoria. Queste spese incomprimibili sono rilevanti, anche a livelli medi di reddito: la povertà assoluta del XXI secolo non ha infatti (solo) le caratteristiche drammatiche della mancanza assoluta di cibo, quanto piuttosto quelle di un’alimentazione di scarsa qualità, sempre più povera di componenti nutritive che sono indispensabili per la formazione dei bambini e delle persone fisicamente deboli.La povertà assoluta del XXI secolo ha caratteristiche diverse e più profonde: ad esempio la spesa per l’abitazione della popolazione povera è solo di poco inferiore a quella della popolazione non povera, perchè il prezzo di mercato delle abitazioni è sempre di più il medesimo per entrambe la categorie, e specialmente per le famiglie con figli. La conseguenza è che per pagare l’affitto, il mutuo o le spese per l’abitazione si riduce la qualità, ma anche la quantità dei consumi alimentari. Ma allo stesso tempo si riducono  anche le opportunità che è possibile offrire ai propri figli in termini, ad esempio, di istruzione, sviluppo intellettivo, inserimento nella società, opportunità per il futuro. La povertà assoluta, se misurata in modo appropriato, si muove in direzione opposta al ciclo economico e dei consumi: ciò ha due fondamentali implicazioni. In primo luogo i poveri, in senso assoluto, sono il gruppo sociale che ha finora pagato più di altri la crisi economica. In secondo luogo, il fatto che ciò avvenga è la prova che mancano "ombrelli e ripari", cioè una politica che metta relativamente "al sicuro" i più deboli dalle intemperie economiche. Operazione di sostegno che, non bisogna dimenticarlo, riverberebbe un effetto benefico su tutta la società e l’economia del Paese, se congegnata in maniera non assistenziale, ma di inserimento attivo al lavoro e nel tessuto sociale.Il Rapporto della Caritas presentato ieri fornisce un quadro approfondito delle conseguenze economiche e sociali della povertà, esprime una valutazione positiva per le misure fin qui avviate pur denunciandone l’assoluta insufficienza, ma soprattutto richiama l’urgenza di un intervento finalmente strutturale che affronti in maniera decisa e non episodica il problema. Con una proposta concreta e dettagliata quale il Reddito d’inclusione sociale (Reis) proposto dall’Alleanza contro la povertà in Italia. Queste settimane sono decisive per le scelte di politica economica da inserire nella Legge di Stabilità. Ci sono almeno 4 milioni di buone ragioni per cominciare a costruire un vero riparo per i più deboli e per l’Italia tutta. Forse solo una laica "Arca dell’Alleanza" contro la povertà può restituire dignità agli adulti e un mondo di opportunità ai bambini e ai giovani.
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