lunedì 21 luglio 2014
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Sempre sul pezzo, Matteo Salvini. Da tempo il segretario della Lega Nord martella su Twitter, Google+, Facebook e l’intero universo conosciuto dei social media, contro l’operazione Mare Nostrum, che ha salvato 80mila persone nel Canale di Sicilia. Motivo? Farebbe il gioco dei trafficanti di esseri umani. Ieri, quando è arrivata in porto una nave con 19 cadaveri nella stiva, con un tweet geniale li ha caricati non sulla coscienza di scafisti senza scrupoli o della rete criminale che dall’Africa sub-sahariana alla Libia gestisce l’immondo commercio, bensì su quella di chi ha compiuto il proprio dovere di uomo e marinaio.Secondo questa logica, per bloccare gli sbarchi il governo dovrebbe lasciar affogare uomini, donne e bambini. Far morire 100 profughi per educarne 1.000 a non partire. A parte qualche problema etico, c’è una falla nel ragionamento: questa ondata è iniziata prima di Mare Nostrum, il flusso pare quindi inarrestabile se non si interviene sulle cause. Giovedì "l’altro Matteo", come si definisce, se l’è presa con la Caritas, rea, con il progetto Presidio finanziato dalla Cei, di aver inviato 10 camper nelle campagne per fornire supporti umanitari e legali agli immigrati che lavorano in nero. «Aiutare gli irregolari, ma vi sembra normale?» domandava. No, non è normale che nei campi italiani sia diffusa l’illegalità (anche al Nord) e ci siano migliaia di braccianti, spesso rifugiati regolari che non sanno come sbarcare il lunario, sfruttati e costretti a vivere nel degrado. Ma un politico vero a questo punto se la prenderebbe, nell’ordine, con le mafie che sfruttano, con i caporali che arruolano, con imprenditori e politici conniventi. Invece Salvini incolpa volontari e operatori che fanno il proprio dovere civico portando legalità e diritti dove spesso latitano le istituzioni.Oltre a rilevare la strana antipatia del capo leghista per chi compie il proprio dovere, ci chiediamo quali alternative proponga. Perché quando la Lega ha gestito il Viminale dal 2008 al 2011, nelle campagne italiane il racket non ha sentito la differenza. E ci risparmi lo slogan «aiutiamoli a casa loro». E dove li aiutiamo? In Siria, in Somalia o in Eritrea? O in Libia, dove il traffico di uomini vale il 10% del Pil e fa campare intere città? E dopo esserci fatti le domande giuste, facciamo anche le cose giuste e con l’«aiuto» alla pace e allo sviluppo non limitiamoci a condire qualche slogan. L’attivismo mediatico del Salvini è un tentativo di celare rigurgiti xenofobi e vuoti imbarazzanti.
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