giovedì 14 giugno 2012
COMMENTA E CONDIVIDI
Nell’annuale assemblea nazionale di Confartigianato è stato presentato il rapporto "Il coraggio delle imprese" predisposto dal centro studi dell’associazione e coordinato da Enrico Quintavalle. Si tratta di quasi centosessanta pagine dense di dati e tabelle che supportano un’idea di fondo: le imprese, soprattutto quelle piccole e medie, stanno interpretando bene la propria parte in questa difficile congiuntura internazionale e nazionale, la parte pubblica latita. Una tesi non particolarmente nuova, purtroppo, ma qui sostenuta da riferimenti originali e dati anche curiosi.Credo debba fare pensare, ad esempio, che a fronte di una crescita del Pil nominale di 8 miliardi, le maggiori entrate fiscali previste per l’anno in corso siano di 46 miliardi, quasi sei volte tanto: si può certo essere soddisfatti per il recupero dell’evasione, ma andando avanti così questo sta diventando uno Stato che si regge in maniera eccessiva sul contributo forzoso dei propri cittadini, più che sul loro impegno operoso. E indirettamente sembra dimostrarlo anche l’aver calcolato in 53 euro la "tassa da pieno" e cioè il prelievo di accise e iva su un pieno di carburante di 60 litri e il ricordare che le norme fiscali approvate nel corso di questa legislatura assommano a 222.Ma a fronte di queste uscite dalle nostre tasche, su cui al fondo penso che occorra tenere i fari ben accesi ma non alzare troppo i toni, è bene ragionare su quanto si risparmia dell’intera spesa pubblica. Sarebbe equo, viene da pensare, che pubblico e privato collaborino congiuntamente al risultato finale: invece con i 4,2 miliardi di riduzione di spesa prevista per il 2012 dalla pluri-citata <+corsivo_bandiera>spending review<+tondo_bandiera> si può concludere che per ogni euro risparmiato dal pubblico il privato ne mette dieci solo per maggiori entrate fiscali. Se poi aggiungiamo che l’intera spesa pubblica presa in esame ha un valore di poco superiore agli 800 miliardi il contributo è pari allo 0,5% del possibile. Più della quantità della spesa, tuttavia, preoccupa la qualità. E qui, tra i molti, si riprendono quattro esempi.L’Organizzazione mondiale della sanità identifica il 15% come soglia ragionevole e raccomandata per i parti cesarei, il cui costo è superiore a quello naturale. In Italia, su un totale di dimissioni per parto nel corso del 2010 di 551.967 ben 211.102, pari al 38,2%, sono dopo un parto cesareo, più del doppio della media Oms consigliata, senza che se ne riscontrino particolari giustificazioni. Su 2.652.600 ricoveri ospedalieri per acuti nelle regioni del Sud nel 2010, si registra che 244.042, pari al 9,2%, avvengono in regioni diverse da quella di residenza, oltre sei volte il valore registrato nel Nord del Paese: non certo per turismo ospedaliero o per ridotta spesa di settore in quelle regioni. Ancora: nel primo bimestre dell’anno in corso si osserva un aumento di 282.653 giorni di assenza per malattia dei dipendenti pubblici rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente con un correlato costo di minor produttività (verrebbe da dire che l’assenza di Brunetta si fa sentire, almeno qui). Infine, si registra, e non potrebbe che essere così, una correlazione inversa tra il livello delle competenze degli studenti della scuola secondaria e l’assenteismo dei docenti.Non ho mai eccessivamente apprezzato i fustigatori degli eccessi pubblici, gli anti-casta. Il tema della denuncia degli altissimi costi della democrazia, spesso dovuti a sprechi, non mi ha mai del tutto convinto nel metodo. Nessun imprenditore avveduto giudica la bontà di un’azione sull’esclusiva considerazione dei costi correlati: poiché costa molto non investo in quel particolare settore o macchinario. È il ritorno complessivo nel tempo quello a cui presta attenzione qualunque investitore oculato. La nostra democrazia in sessant’anni ha prodotto tanti e tali risultati positivi, i ricavi e gli utili, che è impensabile provare ad elencarli: certo molti sono anche i limiti, i costi, come per ogni azione umana ed è bene impegnarsi per ridurne la portata. Credo tuttavia che nella situazione che si è andata creando nell’ultimo periodo a queste cifre, come ad altre dello stesso tenore, occorra dare la giusta attenzione perché opporvi un meditato ragionamento sarà sempre più difficile.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: