giovedì 3 ottobre 2013
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​Il successo di Letta c’è, netto. Al tempo stesso, ancora una volta Berlusconi riesce a evitare di finire definitivamente al tappeto. Con un triplo salto mortale, degno dei migliori trapezisti, il Cavaliere ha consapevolmente accettato, per la prima volta, di ridimensionare il proprio ventennale ruolo politico di "padre-padrone". Ma decidendo in extremis di confermare pure lui (e il Pdl a lui fedele) la fiducia a Letta e scompigliando giochi che sembravano già chiusi, è riuscito se non altro a rimandare nel tempo il tentativo di "deberlusconizzare" già da ieri il panorama politico.Tutti devono ancora continuare a confrontare i loro progetti con l’uomo di Arcore, chiamato comunque a misurarsi in questo mese con la prova definitiva della sua decadenza da senatore. Quand’è sera - e in attesa del suo ultimo chiarimento con Alfano -, Berlusconi pare essere riuscito a congelare il progetto di dar subito vita a gruppi autonomi all’interno del Pdl-Fi, ridotti per ora a due "componenti".Ma sono gli inevitabili colpi di coda di un sistema che, in ogni caso, stavolta sembra davvero destinato a scrivere una pagina nuova. Berlusconi, il politico che si è sempre vantato di aver introdotto in Italia il bipolarismo (degenerato poi nella versione "muscolare"), con il suo inevitabile declino apre un nuovo spazio politico, utile a ridisegnare il bipolarismo stesso. Mentre gli ex democristiani Letta e Alfano, sull’onda del "parricidio" compiuto da quest’ultimo, cementano la ripartenza del loro governo con un patto che potrebbe contenere un’intesa - finalmente - anche sulle riforme istituzionali del Paese, a partire dalla legge elettorale e dal superamento del bicameralismo perfetto, premesse indispensabili per "liberare" un’Italia bloccata nei suoi gangli vitali. Anche se è soprattutto sul piano economico che si misureranno i loro risultati. Si vedrà nelle prossime settimane se i due, con ogni evidenza intenzionati a marcare per i prossimi anni lo scenario politico nazionale, avranno effettivamente forza e sagacia per imporre le loro scelte.

Intanto, la scomposizione avviata nel centrodestra potrebbe avviare una riflessione sulla rappresentanza del popolo dei moderati la cui ricomposizione (faticosamente tentata da Monti e Casini a inizio anno) potrebbe avere dei riflessi anche nel centrosinistra. Perché è per paradosso in questo campo (sulla carta trionfatore nella giornata) che si potrebbero aprire ora problemi. Alla vigilia di un congresso del Pd che già in molti vivevano con sofferenza. Un congresso che innalzerà probabilmente quel Matteo Renzi la cui vittoria è stata spesso associata, dagli analisti, a una fase problematica per il governo Letta. Il patto fino al 2015 sancito l’altroieri fra i due, il premier e il sindaco, reggerà alla prova dei nuovi fatti? Per Renzi il compito si complica, proprio quando il traguardo sembrava vicino.

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