mercoledì 10 ottobre 2012
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Ci sono battaglie che non possiamo vincere da soli. La lotta contro la pena di morte è una di queste. Isolati, i vari attori non sarebbero riusciti a far diminuire il numero di Stati che ancora ricorrono alla pena di morte. Solo insieme, tutti noi, attori impegnati per l’abolizione – Stati, Organizzazioni internazionali e società civile – vi siamo riusciti. Sarà sempre insieme che riusciremo a ottenere l’abolizione totale. L’Austria, la Francia, la Germania, l’Italia, il Liechtenstein e la Svizzera sono in prima linea nel movimento per la dignità umana.Oggi celebriamo il decimo anniversario della Giornata mondiale contro la pena di morte. Questa ricorrenza rappresenta l’occasione per riaffermare la nostra opposizione alla pena capitale in ogni circostanza. In quanto rappresentanti di Paesi che condividono valori comuni, dobbiamo unire i nostri sforzi e parlare all’unisono affinché questa pratica, anacronistica nel XXI secolo, scompaia completamente. Se agiremo con perseveranza e determinazione, il numero di esecuzioni continuerà a diminuire, le procedure diventeranno più trasparenti, sempre più Stati sopprimeranno di fatto la pena di morte, instaurando moratorie e, col tempo, la pena di morte scomparirà. Negli ultimi 20 anni oltre 50 Stati hanno voltato le spalle alla pena di morte. Attualmente 130 Paesi l’hanno abrogata o rispettano una moratoria. Rimangono ancora 50 Stati che applicano la pena di morte. Queste cifre sono incoraggianti: le azioni svolte e gli sforzi intrapresi stanno dando i loro frutti. Dobbiamo però incrementare il nostro impegno, perché l’obiettivo che ci siamo posti non è ancora stato raggiunto. Continueremo a lottare contro la pena di morte fino a quando non sarà stata abolita, poiché l’idea che si possa uccidere in nome della giustizia si scontra con i valori difesi dai nostri Paesi.La pena capitale non è compatibile con il rispetto dei diritti dell’uomo. Essa svilisce anche la dignità umana e il diritto di non essere sottoposti a tortura e ad altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti. Il suo carattere irreversibile rende impossibili le revisioni delle sentenze, portando, in alcuni casi, all’esecuzione di persone innocenti. Questo basta a toglierle qualsiasi legittimità. Inoltre, la pena capitale non impedisce che i delitti vengano commessi, non garantisce maggiore sicurezza, come non porta giustizia né consente risarcimenti alla società nel suo complesso o alle famiglie delle vittime di un crimine. Queste riflessioni ci sembrano quasi evidenti, visto che i nostri Paesi hanno abolito la pena di morte da parecchi anni. A livello mondiale, tuttavia, il cammino verso l’abolizione richiede un impegno forte e costante. I cambiamenti non avvengono da un giorno all’altro. È un’evoluzione lenta e graduale. I progressi sono tuttavia reali e dobbiamo fare in modo che proseguano. Continueremo a sostenere l’abolizione della pena capitale, poiché solo un forte impegno politico permetterà un giorno di vederla scomparire. Nel 2010, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato, con 109 voti contro 41, per la terza volta una risoluzione con un appello a una moratoria universale sul ricorso alla pena di morte. I nostri Paesi e l’Unione Europea come anche numerosi altri Paesi di tutte le regioni del mondo hanno contribuito a mettere a punto questo testo, già adottato nel 2007 e nel 2008. Quest’anno, la risoluzione sarà di nuovo presentata all’Assemblea generale e i nostri Paesi s’impegnano affinché riceva un sostegno ancora più significativo. Questo documento sottolinea i progressi e il carattere irreversibile del movimento mondiale per l’abolizione della pena di morte.Anche il ruolo delle opinioni pubbliche è essenziale. I popoli devono poter avere accesso a informazioni affidabili, devono poter discutere di questa questione per poter decidere sulla base di una completa conoscenza dei fatti. La società civile e le organizzazioni non governative hanno un ruolo cruciale a questo proposito. Insieme vogliamo continuare a impegnarci contro la pena capitale, in nome dei valori che condividiamo e perché è nostro compito preservare la dignità della condizione umana. Ci appelliamo a tutti gli Stati ad associarsi alla nostra dichiarazione.
Giulio Terzi, Ministro per gli Affari Esteri dell’Italia
Michael Spindelegger, Ministro per gli Affari Europei e Internazionali dell’Austria
Laurent Fabius, Ministro per gli Affari Esteri della Francia
Guido Westerwelle, Ministro per gli Affari Esteri della Repubblica Federale Tedesca
Aurelia Frick, Ministro per gli Affari Esteri del Lichtenstein
Didier Burkhalter, Capo del Dipartimento Federale degli Affari Esteri Svizzero
 
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