domenica 27 aprile 2014
COMMENTA E CONDIVIDI
Due Papi santi, Roncalli e Wojtyla, e due Papi in piazza, Francesco e il suo predecessore emerito Benedetto, a proclamarli. In un giorno che consegna alla storia il mezzo secolo che ha cambiato, rovesciato la vita della Chiesa, a partire da quel Concilio Vaticano II che mai come oggi, forse, come in questo 27 aprile 2014, mostra l' esplosiva forza di rinnovamento che seppe imprimere alla Chiesa. Dei molti sensi di una giornata come quella che abbiamo appena vissuto, questo è probabilmente quello che, al di là e perfino ben oltre l'irresistibile onda emozionale che ha suscitato, resterà sui libri di storia. Perché è il giorno in cui la Chiesa, onorando i due vescovi di Roma probabilmente più amati del Novecento, ha detto che, se esiste, è solo per servire il mondo da "servo inutile", e che la sua forza non è quella degli uomini che la rappresentano, neppure quella dei suoi Papi, ma quella che viene dallo Spirito, che fa sempre nuove le cose. A dircelo è quel filo rosso lungo mezzo secolo che va da Roncalli che nel discorso della luna disse di sé "la mia persona conta nulla", a Wojtyla che nell'"Un unum sint" introdusse il tema del ripensamento del ministero petrino, a Ratzinger e alla sua rinuncia, per arrivare a Francesco e al suo esplicito richiamo dell'"Evangelici gaudium" alla riforma del papato. Un filo rosso che ci parla della continuità, dell'intima connessione, della profonda coerenza di quel processo di conversione iniziato da quel Concilio che ancora oggi, come dice Francesco, resta il faro che illumina l'orizzonte della missione della Chiesa. E che proprio nel ministero del successore di Pietro, sempre e solo "servo dei servi", trova la prima testimonianza. Oggi vediamo non il trionfo della Chiesa, ma tutta la sua umiltà.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: