sabato 16 agosto 2014
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I martiri e i poveri. Proprio le due categorie che di solito vengono scartate dalla mentalità mondana stanno diventando le protagoniste del primo viaggio del Papa in Estremo Oriente. Sabato, al culmine della terza giornata della visita, l’accostamento è apparso particolarmente evidente, dato che la mattina è stata dedicata alla beatificazione di 124 martiri coreani e il pomeriggio alla visita ai bambini abbandonati e agli homeless di Kkottongnae. Non si tratta certo di un abbinamento casuale, anzi in un certo senso esso svela il senso profondo di un itinerario in cui Francesco sta declinando una sorta di nuovo umanesimo in opposizione alla mentalità materialista che trova espressione inquietante e totalizzante in quella economia disumana più volte denunciata nei discorsi di questi giorni. Tutto ciò assume ancora più valore in questa parte di pianeta, in cui nazioni un tempo considerate ai limiti del Terzo mondo stanno conoscendo ritmi di sviluppo fino a qualche anno fa impensabili. Questo sviluppo ha però un costo umano molto grande, sta ricordando il Papa nei diversi momenti della sua visita. Esso crea povertà e disoccupazione, ma soprattutto condanna uomini e donne a ritmi produttivi che lasciano poco tempo alle relazioni umane e familiari e diventano perciò potenzialmente alienanti. L’accento posto dal Papa sui martiri e sui poveri ricorda invece all’Asia e al mondo che prima di ogni sviluppo economico vengono le persone, a partire da quelle più deboli. E che anche un benessere e una ricchezza materiali che prescindessero dalla verità dell’uomo sarebbero inaccettabili. Perciò i cristiani hanno una grande carta da giocare nel contesto della società asiatica che non conosce il concetto di persona ed è permeata sì di grande religiosità, ma senza i riferimenti al Dio relazione che ha il volto di Gesù Cristo. E’ la carta di quel personalismo cristiano che in Occidente ha fatto da culla alla cultura dei diritti e dei doveri e che si è tradotta in tante forme di solidarietà e di aiuto ai più bisognosi, sia per iniziativa privata, sia attraverso i bilanci statali. La partita del futuro si gioca proprio su questo piano e il Papa sta ricordando a tutti che è impensabile costruirlo prescindendo dall’amore, dall’attenzione per gli ultimi, dalla famiglia, dalla difesa della vita, dai diritti fondamentali (tra i quali la libertà religiosa) e in definitiva dal riconoscimento dell’inalienabile dignità umana. Un avvertimento che sarebbe pericoloso ignorare. Per il bene stesso di queste nazioni in forte espansione.
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