lunedì 25 febbraio 2013
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«Notizie spesso non verificate, o non verificabili, o addirittura false». Il comunicato della Segretaria di Stato vaticana non usa giri di parole. Nel momento in cui i cardinali si preparano a scegliere un Pontefice in coscienza e libertà, è in atto, si afferma, un tentativo di influenzare questa scelta. Un tempo erano i re e gli imperatori, che cercavano di piegare a logiche politiche o mondane l’elezione di un Papa. Oggi quella pressione è nelle parole, nei titoli, nelle suggestioni «non verificate o non verificabili o false», che mirano a condizionare l’opinione pubblica. L’ultimo impera-tore che preme sulle porte del Conclave è un "media system" in parte incline ad attingere alla rinuncia di Benedetto XVI per disegnare scenari cupi dove ambizioni e gelosie e peccati degli uomini di Chiesa si mescolano, in foschi grovigli alla Dan Brown. Dove però tutto è un "si dice", un "si sussurra", e le fonti, naturalmente, rigorosamente anonime. Una legge di vecchio giornalismo vorrebbe che con le fonti anonime si andasse cauti, ma è norma evidentemente obsoleta, in un’informazione che sembra invidiare alla fiction la libertà di una voluttuosa fantasia, e pare ormai convinta che oggigiorno, con la nuda e rigorosa cronaca, mica si vendono, i giornali. Se si scrivesse di uno Stato straniero o di una multinazionale si sarebbe forse più prudenti, ma parlando di Chiesa non ci si aspettano querele. Il bersaglio quindi è grande, e inerme. Così non pochi di noi credenti in questi giorni abbiamo addosso, oltre all’addio di Benedetto XVI, questa nuvola oscura dei si dice, dei si sussurra, questo ribollire di sospetti e maldicenze a cui pure forse si mescola del vero: ma nessuno sa dire esattamente quanto, e cosa, e chi. (La macchina del fango poi, questo lo si sa bene, anche quando si ferma non lascia niente uguale a prima). Come si affronta il fango, quando tocca qualcosa che per noi è fondante e caro? Nel ringraziamento alla Curia romana dopo gli esercizi spirituali il Papa sembra aver voluto parlare proprio a noi, ai confusi, agli smarriti. Là dove dice che la bellezza del Creato, di cui Dio al sesto giorno si compiace, è «permanentemente contraddetta, in questo mondo, dal male, dalla sofferenza, dalla corruzione. E sembra quasi che il maligno voglia permanentemente sporcare la creazione, per contraddire Dio e per rendere irriconoscibile la sua verità e la sua bellezza». Qualche collega magari leggerà in questa parole un’ulteriore prova della "sporcizia" del Vaticano. A noi invece sembra che qui il Papa parli proprio dell’uomo. Di tutti, di giornalisti e di lettori, di religiosi, sacerdoti e porporati, e laici e non credenti, e anche di chi, a turno nella storia, si alza a dichiarare fiero le sue "mani pulite". Dal male di cui parla Benedetto nessuno è salvo, in quanto uomo, e quindi toccato da una radice antica. Allora, dobbiamo disperare? No, dice il Papa. In un mondo pure così marcato dal male Dio si è fatto, in Cristo, «caput cruentatum», capo insanguinato dalle spine, sulla Croce. E forse molti oggi non capiscono più nemmeno cosa sia, la Croce e la morte di Cristo, né la Risurrezione, e credono che gli uomini possano salvarsi da soli, con la propria capacità, intelligenza, onestà. No, dice il Papa: solo Cristo basta a liberarci dal nostro profondo, radicale, comune male. E qualcuno oggi, chissà, titolerà sul Male che s’insinua nei palazzi vaticani. Noi però teniamoci caro ciò che dice Benedetto: «Credere non è altro che, nell’oscurità del mondo, toccare la mano di Dio e così, nel silenzio, ascoltare la Parola». L’oscurità del mondo c’è, ed è densa, caligine di nebbia che nasconde e dispera; e però lascia sempre uno spiraglio, per chi stia teso e attento, in cui si scorge il Logos, che è Ragione ma, anche, ha ricordato il Papa, Bellezza. Quale bellezza? Quella bellezza che riconosciamo negli occhi dei nostri figli bambini, o in un cielo, o nel creato; e ci fermiamo un istante allora, meravigliati, zitti. Come credendo di avere scorto, per un momento, nel mondo, la traccia di un’altra mano.
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