martedì 23 ottobre 2012
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​C’è un Italia che non si rassegna all’impantanamento, all’illegalità e all’immoralità. E c’è un’Italia che non si rassegna a indignarsi e basta, ad andare solo "contro". È un’Italia che non intende consegnarsi ad arrembanti «populismi di destra o di sinistra» e neppure affidarsi a visioni e a tattiche sterilmente ripetitive del bipolarismo esasperato ed esasperante che abbiamo sperimentato negli ultimi due decenni e che ci ha condotti all’ultima spiaggia di un governo di supplenza tecnica (supplenza al «cinismo» di quella politica che era finita nell’angolo degli impotenti giochi di potere). È un’Italia che ha tuttavia in mente le vicende e le persone capaci – al centro o in periferia – di una «buona politica», naturalmente alternativa alle malepratiche e alle malversazioni che hanno disgustato tutti e all’avventurismo programmatico e amministrativo dei politici-propagandisti (quelli, per fare un esempio non casuale, che sembrano non sapere neanche più che cosa sia per un uomo e una donna, secondo natura e Costituzione, essere e "fare" famiglia e quanto questo valga per una società). Ed è un’Italia che in Mario Monti si specchia volentieri. Magari non si riconosce proprio in ogni cosa che i ministri del governo Monti hanno fatto e progettato (e perciò incalza il governo su punti precisi e per sorprendenti disattenzioni), ma capisce e apprezza – con intelligente partecipazione e sano e semplice orgoglio – la preoccupazione pulita e il lavoro serio del presidente del Consiglio "per" il Paese e per l’Europa.È un’Italia che ha valori saldi e idee chiare: valori e idee "per", appunto, da spendere a vantaggio di tutti, senza mercanteggiamenti e corruzioni, con tenace volontà di dialogo e di servizio al bene comune. Un pezzo assai importante e decisivo dell’Italia "per" – la realtà viva e articolata delle associazioni, dei movimenti e dei cammini del laicato cattolico italiano – tra domenica e ieri è tornato per il secondo anno consecutivo a Todi, su iniziativa del Forum delle persone e delle associazioni cattoliche nel mondo del lavoro. C’è arrivato attraverso un percorso non banale e non per tutti semplice (qualcuno ha preferito fermarsi lungo la strada). Un percorso faticoso come faticoso è il critico e confuso tempo che viviamo. Ma compiuto con la percezione netta della necessità di mettere a disposizione del Paese, senza «presunzione, personalismi, strumentalità e isterie» quella che il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, il 24 settembre scorso ha definito una «solidarietà lungimirante». Un dovere che impone ai cattolici di non essere assenti e neppure «mediocri» (prima di tutto quanto a vita spirituale e quanto a riferimenti ideali e morali). Ma non impone loro – come hanno sottolineato di nuovo ieri i promotori dell’incontro in terra umbra e, con particolare chiarezza, il leader della Cisl Raffaele Bonanni – di pensarsi in un «partito cattolico». In tempi che reclamano un autentico rinnovamento della qualità della politica – a Todi si è detto della stessa «offerta politica» e delle sue «facce»– la collaborazione positiva, all’insegna di una sana laicità, tra uomini e donne cattolici e di altre culture di riferimento è infatti ben possibile e auspicabile. L’importante, riprendendo ancora un’importante sollecitazione del cardinal Bagnasco, è che si sia capaci «superando idiosincrasie ideologiche» di mantenere sempre «saldo» il legame con quei valori primari «che fanno parte della nostra storia [italiana ed europea] e ne costituiscono il tessuto profondo».C’è, insomma, un’«agenda» stilata da cattolici e messa a disposizione del Paese. È pensata come complementare a quella che viene chiamata «agenda Monti» e non esclude, ma sollecita, altri contributi provenienti da settori altrettanto vivi della nostra società. È offerta a tutti coloro che sono intenzionati a interpretare e dare rappresentanza – con una legge elettorale finalmente degna e rispettosa del potere di ogni cittadino di scegliere il proprio parlamentare – a quel Paese che continua ad avere stima della sue proprie risorse civili e spirituali, della sua propria capacità di lavoro e d’impresa, della rete solidale (purtroppo intaccata, ma non ancora disfatta) garantita da famiglie e comunità, dei modi anche lucidamente "nostri" per affrontare il cambiamento epocale che l’economia globalizzata sta subendo. Bisognerà saper essere all’altezza delle idee messe in campo e delle attese suscitate. Anche con iniziative inedite e coinvolgenti, che confermino la storica capacità dei cattolici di partire dal basso per fare qualcosa di alto per sé e per gli altri. E nulla è scontato. Ma se è vero che la generosità chiama generosità e la chiarezza produce chiarezza, forse un po’ di speranza è lecita.
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