giovedì 17 ottobre 2013
COMMENTA E CONDIVIDI
Gli ebrei romani che il 16 ottobre con violenza furono presi nelle loro case, partirono due giorni dopo per Auschwitz. E lì la maggior parte di loro finì nelle camere dei gas. Fu una morte orribile, dolorosa, indegna.Non erano, né potevano essere preparati. La settimana prima giravano nelle strade della città come tutti gli altri, malgrado la presenza minacciosa dei tedeschi. Improvvisamente, però, furono privati della cittadinanza e di ogni diritto. Scivolarono nella clandestinità. E chi non è cittadino – si sa – finisce per non avere luogo, per essere una non-persona, fuori dall’umanità. Fu questa la sentenza di morte, il primo passo verso la liquidazione. A metà settembre Kappler aveva ricevuto un dispaccio di Himmler, seguito il 24 settembre da un telegramma: tutti gli ebrei di Roma avrebbero dovuto essere "liquidati".Anche i vecchi dovevano essere presi, anche i bambini. Perché le non-persone erano nemici del Reich. Per i tedeschi si trattava infatti di una guerra contro gli ebrei e contro tutti coloro che, secondo il progetto di Hitler, non avrebbero più dovuto abitare il pianeta. Non si è ancora riflettuto abbastanza su questa guerra planetaria che non può essere messa sul piano delle precedenti persecuzioni razziste. Per la prima volta i nazisti concepirono l’idea di poter scegliere con chi coabitare e pensarono a un rimodellamento biopolitico del mondo.Il crimine era così grave che doveva essere negato, prima ancora che fosse perpetrato. Così gli ebrei romani entrarono insieme agli altri in quei locali grigi e freddi che dovevano essere adibiti per le docce, e dove li attendeva invece la gassazione. A loro fu tolta non solo la vita, ma anche la dignità della morte. Ad Auschwitz non si poteva più distinguere tra la morte e il decesso, tra il morire e l’essere liquidati. Lo sterminio è stato una produzione a catena, una fabbricazione di cadaveri. Erano cadaveri ai quali è stata sottratta la dignità della morte, il cui decesso è stato ridotto a una produzione in serie.L’orrore che Auschwitz ha introdotto nella storia del mondo non sta solo nell’annientamento, né solo nel numero delle vittime, ma nell’offesa arrecata alla dignità della morte. L’idea che il cadavere meriti rispetto, e dunque l’idea della sepoltura, fa parte del patrimonio etico dell’umanità. L’odore nauseabondo che usciva dai camini dei forni crematori è il segno dell’oltraggio supremo che Auschwitz ha inferto alla dignità dei mortali. Sia nella vita, che diventa non-vita, sia nella morte, che non è più morte, il crimine commesso ad Auschwitz è stato quello di infrangere il legame dell’uomo con la sacralità della vita e della morte. Convinto protagonista di una guerra planetaria, carnefice privo di pietà, hitleriano della prima e dell’ultima ora, Erich Priebke ha dimostrato con le sue ultime parole quel nesso che non può più sfuggire tra nazismo e negazionismo. Perché i nazisti sono stati i primi negazionisti. E perché chi nega il crimine si fa complice del passato e si prepara a reiterarlo nel futuro. Negare l’esistenza delle camere a gas vuol dire che ce ne potrebbero ancora essere. La negazione di ciò che ha avuto luogo è il dover-essere dell’antisemitismo assoluto. Sia data presto sepoltura a chi non l’ha concessa alle sue vittime. Per non doverlo più nominare e poter consegnare presto il suo nome all’oblio. A voltare pagina ci aiuterà sapere che "negare la Shoah" sarà in Italia un reato e che coloro che hanno preteso di profanare anche la cenere, di annientare anche il ricordo delle vittime, non resteranno impuniti.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: