venerdì 26 luglio 2013
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«Venezia salva» è il titolo di una tragedia inglese del Seicento, riscritta settant’anni fa da Massimo Bontempelli e oggi da Serena Nono, figlia del famoso compositore. Vi si parla di fosche congiure antiveneziane, stroncate dalla Serenissima. Ai nostri giorni, di salvare Venezia hanno parlato in molti, e ogni tanto salta fuori qualche nuovo salvatore sotto forma di misura legislativa o di intervento governativo o privato. Con tutti i suoi malanni, Venezia sopravvive come certe vecchie persone valetudinarie che stanno tanto male ma finiscono per seppellire coloro che le circondano. Oggi è una capitale europea dell’arte moderna, ma è in crisi da prima ancora che, nel lontano 1797, perdesse la millenaria indipendenza ad opera di Napoleone Bonaparte, e da quella data in poi ha subito tante vicissitudini che avrebbero stremato una città fragile come lei, ma evidentemente dotata di molti anticorpi. Le depredazioni napoleoniche, la pessima gestione del suo patrimonio in disfacimento, l’assedio del 1848-49, che vide il primo bombardamento aereo della storia, la Grande Guerra che ne vide un altro, le deturpazioni da parte di chi non la voleva "diversa", tutto ciò ha digerito e metabolizzato; magari a fatica, come l’avvento dell’industria chimica a Marghera, lo scavo del canale dei petroli, e, soprattutto, l’esodo della popolazione. E il moto ondoso, fonte di innumerevoli guai alle palificazioni che fungono da fondamenta agli edifici veneziani, senza parlare poi delle "acque alte", già fenomeno sporadico, oggi frequentissime. L’acqua granda del 4 novembre 1966 fece prevedere a molti profeti la fine di Venezia: invece essa è ancora là, con i suoi straordinari tesori d’arte e pare quasi che guardi beffarda i tanti uccelli del malaugurio.Hanno suscitato grande allarme le sempre più frequenti apparizioni di navi gigantesche, più alte del campanile di San Marco. È vero che il traffico portuale è l’unica voce positiva nel bilancio veneziano al di fuori del turismo, al quale, peraltro, contribuisce con migliaia di croceristi. Venezia non ha sofferto, a suo tempo, per le visite di transatlantici e di navi da guerra: l’intera flotta austriaca, o quello che ne rimaneva dopo le imprese dei nostri Mas, sfilò senza danni in Bacino di San Marco; ma uno dei colossi d’oggi vale almeno dieci supercorazzate del 1918 e altrettante portaerei come quella inglese che chi scrive vide passare davanti alla riva degli Schiavoni nel 1945, con l’equipaggio e i Royal Marines schierati in coperta in alta uniforme, al suono di Dove sta Zazzà.Il fatto è che si è interamente alterato il rapporto delle proporzioni. Con i suoi 100 metri, il campanile di San Marco era un edificio altissimo, oggi è un pigmeo di fronte ai grattacieli cresciuti in America, Arabia, Cina eccetera. Una grande galea da mercanzia che, negli anni d’oro del commercio marittimo veneziano, solcava l’Atlantico, dislocava un 280 tonnellate; una caracca, nave a vela di grosso tonnellaggio, non ne dislocava più di duemila. Siamo lontani anni-luce dai tonnellaggi d’oggigiorno. E Venezia è stata costruita prima che le misure (mi si passi il gioco di parole) smisurate venissero nemmeno lontanamente immaginate. Al suo massimo splendore, con 100mila abitanti era la terza città d’Europa come popolazione, dopo Parigi e Napoli; oggi va sugli 80mila, sui quali si riversano annualmente milioni, dico milioni di visitatori; oggi i turisti superano di moltissimo gli abitanti.Però, a giudicare, più che dalle brigate stracche stracche che affollano le Mercerie e Rialto, dalle testimonianze e dai fatti risulta che tanti e sempre più sono coloro che amano veramente Venezia e sono disposti a difenderla. Lo si è visto nel 1966, quando il mondo intero ha risposto all’appello dell’Unesco, e sono nati i Comitati privati internazionali che non si sono limitati a riparare i danni dell’alluvione, ma hanno restaurato centinaia di monumenti e opere d’arte con enormi spese e pari entusiasmo. La città veramente unica ha il dono di suscitare un amore che non si limita alle serenate in gondola, ma è attivo e combattivo. Nessun altro mito ne ha suscitato altrettanto. Ed è questo fenomeno che ha aiutato gli anticorpi di cui si diceva a intervenire e a risanare Venezia dai suoi mali.​
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