mercoledì 25 luglio 2012
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Ormai pare che siano tutti d’accordo sul fatto che i valori degli spread italiani e spagnoli sono di gran lunga gonfiati. Accade in presenza di eccessi di volatilità e di attacchi speculativi. E chi conosce la finanza sa bene che non c’è proprio nulla di oggettivo in quello che sta accadendo. Tutti gli Stati, eccetto pochi casi fortunati, sono infatti pesantemente indebitati, e molti lo sono in condizioni peggiori di Italia e Spagna. Se allora i valori degli spread sono eccessivi, che cosa aspetta la Banca centrale europea a fare quello che è logico fare in questi casi, ovvero comprare a prezzi stracciati titoli italiani e spagnoli per poi rivenderli quando la tempesta si sarà calmata, facendo lauti guadagni contro la speculazione e le paure dei mercati?Ai tempi della crisi scandinava così fece lo Stato svedese, ricapitalizzando le banche con un intervento che allora sembrò in perdita ma che, poi, realizzò guadagni. E così hanno fatto gli americani nel momento peggiore della crisi finanziaria globale con il Tarp, un piano di riacquisto di azioni delle istituzioni finanziarie in crisi, anch’esso già oggi in attivo. Ovviamente tutto questo deve avvenire dietro garanzie di risanamento di bilancio fornite dagli Stati, ma che cos’altro si sta chiedendo e ottenendo da Italia e Spagna? Il "fiscal compact", il pareggio di bilancio in Costituzione e le politiche di drastiche riduzioni della spesa non bastano?Il masochismo dei "sacerdoti dei tagli", quelli che speravano che i tagli fossero virtuosi in sé, mettendo in azione quella che Paul Krugman ironicamente ha chiamato la «fata fiducia», si riproduce imperterrito e uguale a se stesso con l’idea che basti fare i compiti bene per risolvere il problema. Il mantra che ripetono è che se la «fata fiducia» non è entrata in azione e i mercati ancora ci puniscono è perché non abbiamo fatto ancora abbastanza. I tagli di spesa senza restituzione di risorse ai cittadini sotto forma di riduzioni di tasse hanno in realtà indebolito sempre di più una domanda interna già di per sé anemica.In realtà, le politiche di mero rigore che stiamo facendo rischiano di farsi impazzito boomerang. I "sacerdoti dei tagli" propongono, infatti, di distruggere uno alla volta pezzi importanti di tessuto vitale del Paese esprimendo tutto il loro disprezzo per quella ricchezza di corpi intermedi – Fondazioni, Terzo Settore, società civile – che è parte della nostra linfa vitale, ancor più oggi quando lo Stato è costretto a ritirarsi da molti ambiti del welfare. A questo punto, sarebbe molto meglio adottare, almeno in parte, la strategia del presidente francese François Hollande che con un’addizionale patrimoniale e mantenendo i saldi di spesa ha finanziato sostegno alla ricerca e nuove assunzioni.Mario Draghi e le istituzioni europee devono decidere se vogliono passare alla storia come la classe dirigente responsabile dell’affossamento dell’Europa e dell’euro. Tutti sanno, in realtà, che cosa e come si dovrebbe fare. Aprire una sorta di "ombrello", per due anni, sul mercato primario dei titoli italiani e spagnoli, così da tenerne bassi i rendimenti: ad acquistare Btp e Bonos direttamente a tassi calmierati deve essere la Bce, con garanzie fornite dai fondi del meccanismo di stabilità europeo, l’Esm, senza lo status di creditore privilegiato. Le risorse ci sono, bastano e avanzano.Anche Mario Monti sa benissimo che dovrebbe andare così. E infatti lo ripete sempre. Con estremo garbo, forse troppo. Lo ha detto anche lunedì, mentre era in Russia. Speriamo che al di là delle dichiarazioni ufficiali, il premier italiano cominci a battere i pugni sul tavolo e a porre ultimatum. Se neanche sulla base dei sacrifici presenti (e futuri) c’è fiducia verso i "mediterranei" da parte Paesi del Nord della Ue, allora meglio far finire subito l’avventura europea, evitando questa prolungata agonia che sta mettendo in ginocchio anche il nostro Paese. In parallelo, bisogna finalmente avere il coraggio di dire basta a questa finanza profondamente inefficiente, fuori controllo, opaca e concentrata nelle mani di pochi grandi attori.

Basta con questa finanza capace di sfornare scandali a ripetizione, insostenibile e continuamente sull’orlo del fallimento, animata non più dall’avidità dell’homo economicus, ma dai movimenti ciechi e ancora più parossistici di algoritmi automatici costruiti per realizzare profitti attraverso migliaia di operazioni a brevissimo termine. Movimenti e sussulti impazziti che provocano gran parte dei problemi economici di oggi, dalla volatilità dei prezzi delle materie prime alle crisi bancarie e finanziarie. È possibile che siamo così schiacciati sulle deformazioni del reale da non riuscire a concepire e trovare la forza politica per costruire un sistema finanziario diverso, veramente al servizio delle imprese e dei cittadini? Da dover fare i nostri ragionamenti partendo dall’assunto che mercati finanziari hanno sempre ragione?Essenziale pertanto, assieme alla manovra della Bce, è varare la tassa sulle transazioni per eliminare il trading ad alta frequenza di cui nessuno sente il bisogno. Assieme ad essa, servono la riduzione dei derivati al ruolo di copertura, la separazione tra banca commerciale e banca d’affari e una vera azione di antistrust nei confronti delle banche too big to fail (troppo grosse per fallire). Tutte cose già nei desideri della Ue e delle varie commissioni e proposte di legge delle istituzioni politiche nazionali e internazionali, ma che non si ha mai il coraggio di attuare. La storia ricorderà questi anni come quelli del far west della globalizzazione finanziaria nella quale il mondo è stato tenuto in pugno da un oligarchia finanziaria e da meccanismi fuori controllo e impazziti. Speriamo di poter dire un giorno che questo periodo sfortunato è alle spalle.

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