venerdì 17 ottobre 2014
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La Giornata mondiale del rifiuto della miseria è stata ispirata dal Movimento Internazionale ATD-Quarto Mondo e dal suo fondatore, padre Joseph Wresinsky, che nel 1987, sul Sagrato dei diritti umani al Trocadero di Parigi, fece collocare una Lapide in memoria delle «vittime della miseria».Quella sera del 17 ottobre 1987, alla fine della cerimonia di inaugurazione, padre Joseph disse: «Stanotte, noi – cittadini, ministri, deputati, funzionari e tutti gli altri – abbiamo fatto un patto di alleanza con i disoccupati, gli illetterati, gli indigenti e i senzatetto. Non un patto per una notte, ma un patto per l’avvenire. Che faremo ora, noi cittadini? Che faremo, noi famiglie del Quarto Mondo, perché insieme, le nostre città, la nostra vita quotidiana siano finalmente degne dell’umanità che abbiamo in noi, che noi portiamo? E voi, giovani, che siete ansiosi di giustizia, che siete ansiosi di verità, che farete nelle vostre scuole, nelle vostre università, nei vostri centri? Sarete iniziatori di questa strada nuova in cui la giustizia avrà la meglio sul profitto, sullo sfruttamento, la pace sulla guerra, in cui la giustizia e l’amore saranno riconciliati? Bisogna vivere con l’avvenire. L’avvenire è nelle vostre mani. Il mondo di domani sarà il vostro».Sono parole di quasi 30 anni fa, eppure mantengono tutta la loro attualità. Anche oggi siamo in attesa dell’avvenire e ci domandiamo se questo avvenire potrà migliorare e quale ruolo potranno avere in esso i più poveri; se potranno, cioè, partecipare in prima persona alla costruzione delle nostre città perché la nostra vita quotidiana sia finalmente degna dell’umanità che noi tutti abbiamo in noi.Ma le cose peggiorano. Nel nostro Paese i "poveri assoluti" negli ultimi 10 anni sono più che raddoppiati, passando da 2,4 milioni a 6 milioni. Tra i "poveri estremi" sono entrate categorie di persone che non eravamo abituati a trovarvi, come i giovani, le famiglie non numerose, gli occupati. Il tema che il Movimento ATD e l’Onu hanno scelto per la Giornata di quest’anno è: «Non lasciare nessuno indietro: riflettere, decidere e agire insieme contro la miseria». E la sfida, così come l’approccio alla povertà, del Movimento ATD si gioca proprio sulla partecipazione attiva dei più poveri alla costruzione della società. Ciò che intendeva affermare padre Joseph la sera del 1987. E ciò che si impegna a realizzare l’Onu quando afferma di «voler rendere omaggio alle persone che vivono nella povertà, considerandole partner irrinunciabili per risolvere i problemi dello sviluppo con cui oggi ci confrontiamo».«Non lasciare nessuno indietro» significa assicurarsi che nessuna persona venga dimenticata nella costruzione di un mondo più giusto e «riflettere, decidere ed agire insieme» significa costruire gli strumenti perché i più poveri divengano i primi protagonisti del contrasto alla povertà e dello sviluppo di una società giusta. Tale obiettivo di padre Joseph si scontra oggi con la globalizzazione dell’indifferenza nei riguardi dei poveri e con la loro invisibilità crescente. Non a caso il suo movimento custodisce gelosamente milioni di storie di vita scritte dagli stessi poveri perché lascino traccia nella storia dell’umanità.Anche oggi alle 18 ci ritroveremo intorno alla copia della Lapide parigina che si trova sul sagrato della Basilica di San Giovanni a Roma: sarà l’occasione per riflettere sul nostro rapporto con i poveri, sulla nostra fede e volontà di combattere a fianco a loro. E ci torneranno alla mente le parole semplici e profonde di papa Francesco: «Ma lei dà l’elemosina?». «Sì, padre!». «Ah, bene, bene. Mi dica, quando lei dà l’elemosina, guarda negli occhi quello o quella a cui dà l’elemosina?». «Ah, non so, non me ne sono accorto». «E quando dà l’elemosina, lei tocca la mano di quello al quale dà l’elemosina, o gli getta la moneta?».
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