venerdì 4 ottobre 2013
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Ci siamo abituati a tutto in questi anni. Anche ai morti annegati, persino ai morti a decine, litania feroce della distanza incolmata tra noi e «loro», uomini, donne e bambini che, da sud, ostinatamente, premono alle porte della nostra “casa” italiana ed europea. A scuoterci, ogni tanto, l’approdo drammatico di corpi sulle normali spiagge delle vacanze e, dunque, non solo laggiù, lontano, a Lampedusa, dove la generosità civile e cristiana di un pezzo d’Italia fatto di roccia e buona gente monda la coscienza d’un Paese intero e di mezza Europa. E ora ancora una volta a Lampedusa, più forte, più sconvolgente, la morte di “quelli che non contano” è venuta a mostrarci il suo viso più tremendo. Quello che, dice il Papa, ci chiama a vergogna.Per non continuare a essere quelli abituati a tutto, anche alle stragi che si sanno ma non si vedono, e soprattutto a quelle che non ci si decide a vedere. Stragi che si consumano senza alcuna eco nel Canale di Sicilia – su “Avvenire” ci è toccato di raccontarne di terribili, una in particolare (era il maggio 2009) in piena era di “respingimenti ciechi” in mare aperto, quasi seicento creature inghiottite dalle acque che magistrati italiani scoprirono solo a causa delle ciniche e tronfie conversazioni tra alcuni boss del traffico di carne e di anime attraverso il Mediterraneo. Stragi frutto di guerre dimenticate o troppo tollerate – ormai non sono solo le guerre roventi fatte con armi sempre più distruttive, ma anche quelle algide condotte con gli artigli e le zanne della speculazione economica. Tragedie vere, che sradicano dalla patria persone e famiglie intere e le scaraventano sulle strade d’Asia e d’Africa e, infine, mettono i più sprovveduti e disperati su incerte vie d’acqua tra le due sponde del nostro mare.Scandalo immenso, certo, è questa dura, vasta e vergognosa assuefazione alla sofferenza e all’estrema povertà altrui. Ma addirittura più grande è lo scandalo dell’inerzia infine disumana della politica italiana ed europea. In queste ore si parla di far funzionare Frontex , un sistema di polizia anti-trafficanti. E, se accadrà, non sarà un male. Ma il bene indispensabile è ben altro. Gli occidentali – europei e americani – che, in questi anni, sono stati purtroppo solo capaci di portare la guerra in terra nordafricana, si decidano a sostenere totalmente l’azione per stroncare su quella sponda mediterranea il traffico di esseri umani e per aprire, lì, sotto bandiera Onu, luoghi civili di raccolta per le persone migranti e canali umanitari di transito dei profughi e dei richiedenti asilo verso l’Europa. È tempo di una svolta umana. Si può compierla, e si deve.
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