mercoledì 25 maggio 2016
Politiche familiari, una svolta a costo zero
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Più famiglia, più benessere sociale. E rovesciando i fattori, il risultato non cambia. Anzi migliora. Quanto più la famiglia viene aiutata e sostenuta, tanto più aumenta la natalità e diminuisce la conflittualità familiare, separazione e divorzi compresi. Quanto più la famiglia viene posta nelle condizioni di svolgere al meglio i propri compiti, tanto più si costruisce un futuro sereno per tutti, e si prepara una società con città più vivibili, servizi che funzionano, occasioni di crescita per i giovani, miglior assistenza per gli anziani. Ne siamo convinti da sempre. Ora però il "Dossier politiche familiari 2016" della Provincia autonoma di Trento dimostra con la forza dei numeri che quelle convinzioni sono verità comprovata dai dati e non, come qualcuno vorrebbe, preconcetti ideologici...Prendiamo il numero di figli per donna. La media italiana è 1,35. In Trentino siamo a 1,64, record nazionale. Oppure il tasso di crescita naturale. La media italiana, negativa, è stata nel 2015, meno 2,7 ogni mille abitanti. Unica regione con un saldo positivo, il Trentino, con un più 0,7 ogni mille abitanti. E ancora, la percentuale di separazioni e divorzi. Dal 2008 al 2013 l’aumento a livello nazionale è stato costante. Invece, in questo angolo di Nordest, la conflittualità ha rallentato e, in alcuni casi, ha presentato dati in controtendenza. Sarà solo un caso? Facile, si dirà, il Trentino è provincia a statuto autonomo e quindi può investire quante risorse vuole nelle politiche familiari. Obiezione subito respinta. La maggior parte delle iniziative "family friendly" realizzate in Trentino in questi dieci anni sono state a costo zero per il bilancio, in quanto le risorse disponibili sono semplicemente state allocate meglio, puntando sulla famiglia. Il circuito positivo innestato ha così finito per determinare progresso e benessere per tutti. Anche le aziende ne hanno beneficiato. Nelle attività imprenditoriali che hanno adottato i protocolli del sistema integrato per la promozione del benessere familiare e della natalità – legge provinciale 2 marzo 2011 – sono diminuite le ore di malattia e quelle di straordinario, è aumentata la produttività e l’impegno dei dipendenti.Intendiamoci, il Trentino non è il paradiso delle famiglie. Anche lassù genitori e figli vivono situazioni di tensione e di crisi. Le buone prassi familiari, le tariffe favorevoli, l’armonizzazione famiglia-lavoro, i redditi di garanzia, le iniziative per la maternità, i prestiti agevolati per le giovani coppie e tutto quanto previsto dal sistema integrato per le politiche familiari (ne parliamo diffusamente a pagina 12) non hanno spezzato d’incanto il pesante accerchiamento culturale che oggi rende il "far famiglia" più complicato e più impegnativo per tutti. Le lobby culturali che, spesso in modo non dichiarato ma con potenti mezzi mediatici e penetranti strategie persuasive, propagano un assoluto relativismo affettivo e il nichilismo di modelli "anti-family" e "no-kids", sono pericoli globalizzati, che dilagano ovunque. Ma in Trentino, dopo dieci anni di coerenza strutturale a favore delle famiglie, non è azzardato concludere che queste tendenze culturali negative abbiano determinato meno che altrove frammentazione e impoverimento del tessuto familiare.I dati, lo ripetiamo, sono difficilmente contestabili. A riprova che la promozione della famiglia non può nascere solo sulla base di considerazioni culturali. Gli oltranzisti di casa nostra si rassegnino. Certe battaglie sui princìpi astratti rappresentano scelte culturalmente elitarie che, nell’ultimo ventennio, hanno forse finito per nuocere all’idea di famiglia più di quanto abbiano giovato.Il caso Trentino, che il Forum delle associazioni familiari rilancia sul piano nazionale, ci dimostra invece che il sano pragmatismo delle "buone pratiche", generando benessere per genitori e figli, umanizza il territorio, rende più accogliente la società e permette di non "lasciare indietro" nessuna situazione esistenziale e di non dimenticare nessun figlio. Ci vuole meno ideologia, più aggregazione e più solidarietà per sviluppare politiche familiari efficaci e utili. Ed è una strada vincente, anche per le altre regioni italiane.
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