giovedì 4 febbraio 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
Il padre e la madre nella vita dei figli non hanno la stessa influenza, ma due influenze diverse, due ruoli diversi, perché sono due figure diverse. Quando il figlio perderà la madre proverà un dolore, quando perderà il padre proverà un altro dolore. Se il figlio andrà in analisi, porterà in discussione sogni sul padre e sogni sulla madre, e saranno sogni diversi, con valenze simboliche diverse, che riveleranno verità diverse. Scrivo queste cose mentre il presidente della società italiana di pediatria lancia un serio allarme sul tema della genitorialità unisessuale e avendo davanti un sondaggio, appena uscito, dal quale appare che gli italiani sono ampiamente contrari all’adozione di un bambino da parte di due persone dello stesso sesso: evidentemente ritengono che il bambino (il figlio) abbia bisogno di due genitori che appartengano uno al genere maschile e uno al genere femminile. Sto cercando di dare spiegazione, fornire le parole, a questa profonda convinzione degli italiani. Di portare qualche prova, qualche esempio. Con tutto il rispetto, sia chiaro, per gli omosessuali che coltivano il desiderio di fare da genitori, di vivere una vita in cui siano presenti dei bambini. Ma “fare da genitori” è una cosa, “essere genitori” un’altra. “Una famiglia in cui siano presenti dei bambini” è una cosa, “in cui siano presenti dei figli” è un’altra cosa. Mi balza subito alla mente la cronaca di una madre che portava all’asilo la sua piccola e poi andava a riprendersela. Per ben due volte, quando si presentava a riprendersela, la maestra dell’asilo le aveva consegnato un’altra bambina, non la sua. In quest’altra bambina c’erano dei segni caratteristici che indicavano una somiglianza. Insospettita, la madre chiese la prova del Dna, e risultò che effettivamente questa bambina era sua figlia, non quella che lei credeva. Lungo martirio: come si fa a riaverla? Alla fine adottarono la tecnica del reinserimento, per cui le due bambine, scambiate da neonate in culla, si mettevano a frequentare ambedue le famiglie, per mesi, in modo che alla fine fosse possibile assegnarle, senza traumi, ciascuna alla famiglia di cui era figlia. Il legame naturale è insopprimibile. Lo sentono i genitori, lo sentono i figli. E i figli sentono un legame col padre e un altro legame, di natura diversa, con la madre. Crescono sotto queste due influenze, e diventano quel che poi diventano. Se una di queste influenze manca, non c’è il padre o non c’è la madre, i figli crescono diversamente e diventano una cosa diversa. Dostoievski (lo rileggo sempre, l’avrete capito) ebbe una crisi epilettica quando morì suo padre, la prima crisi. La seconda l’avrà quando lo condanneranno alla fucilazione, ma non l’avrà per la fucilazione, che come sapete non fu eseguita, ma per la grazia. Dostoievski ha scritto che il più grande trauma nella vita di un uomo (inteso come figlio maschio) è la morte del padre. Non avrebbe mai scritto una cosa del genere, se avesse avuto due padri o due madri. Voglio dire: se invece di un padre e una madre, dai quali si è nati, come vuole la natura, si hanno due padri o due madri, dai quali si è adottati, cambia “l’inconscio” del figlio, cioè la sua idea di sé, di vita, di mondo, di altri. Cambiano i suoi sogni notturni, le sue relazioni sociali. I suoi desideri, il suo linguaggio. La sua psiche. L’inconscio è dominato dalle figure potenti che ha introiettato. Vivere significa fare i conti con queste figure. Se cambiano queste figure, cambia tutto. Si sconvolge l’“edipico”, che è le fondamenta sulle quali è costruito l’uomo. La discussione sulla legge che vuole introdurre la funzione genitoriale unisessuale ha toccato molti problemi, ma non questo: le conseguenze sull’“inconscio” del bambino. Che ne esce stravolto.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: