mercoledì 18 maggio 2016
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Dall’inizio della crisi l’occupazione è caduta del 4,8%, i giovani in cerca di lavoro sono saliti al 40%, la povertà assoluta è arrivata a riguardare il 6,8% della popolazione. Per affrontare i problemi indicati da queste cifre, chiede il cardinale Angelo Bagnasco rivolgendosi ai vescovi italiani riuniti in Assemblea, «che cosa stanno facendo, che non sia episodico ma strutturale, i responsabili della cosa pubblica, i diversi attori del mondo del lavoro?». Le crescenti difficoltà delle famiglie e il calo della natalità condannano l’Italia a vivere una lunga stagione di inverno demografico: nel 2015 sono state registrate solo 488.000 nascite a fronte di 653.000 decessi, e 100.000 italiani hanno lasciato il Paese. «Che cosa sta facendo lo Stato perché si possa invertire la tendenza?», si chiede ancora il presidente dei vescovi italiani. E poi c’è un "terzo fantasma" che sta crescendo in Italia, il gioco d’azzardo, una piaga capace di far aumentare le slot machine mentre la legge prevede che debbano scendere, e il cui giro d’affari è salito in sei anni del 350% fino a a quota 84 miliardi di euro. «A fronte di così cospicui interessi a diversi livelli – si chiede ancora il presidente della Cei – chi sarà in grado di resistere alle pressioni delle lobby e intervenire in modo radicale?». Lavoro, famiglia, demografia, piaga del gioco d’azzardo. È un elenco di priorità semplice, dettato dalla frequentazione della gente e dal contatto quotidiano con i suoi problemi, dalla vicinanza di una Chiesa al suo popolo, quello che emerge dalla relazione del presidente all’assemblea permanente della Cei. È una lista che, per quanto indiscutibile in termini di emergenza, non sembra tuttavia essere saldamente fissata in cima all’agenda del dibattito politico. Eppure «è su questi problemi che la gente vuole vedere il Parlamento impegnato senza distrazioni di energie e di tempo, perché sono questi i problemi veri del Paese, cioè del popolo», dice ancora Bagnasco, chiedendosi come mai invece nel caso della legge sulle Unioni civili «così vasta enfasi ed energia sia stata profusa per cause che rispondono non tanto a esigenze ma a schemi ideologici». C’è un allarme nell’allarme che emerge dalla contrapposizione, o dall’inversione, delle priorità: la deriva quasi inevitabile, il «colpo finale» lo definisce il presidente della Cei, che – tra sentenze spiazzanti e manovre sulle regole delle adozioni – condurrà anche a riconoscere «la pratica dell’utero in affitto». C’è chi assicura che non sarà così. Ma come potrebbe non esserlo se nella prassi, che resti proibito o meno, con questa pratica che si vuole rendere socialmente sempre più accettabile, coppie italiane (eterosessuali e omosessuali) continuano a comprare grembi di donna e a "produrre" bambini all’estero? E se poi lo stato della nuova famiglia viene ratificato in Italia?L'ambiguità dell’utero in affitto che si proibisce con le norme, ma in realtà si accetta e si sdogana, ad esempio con la formula della stepchild adoption, è un tratto comune alle altre emergenze. Tutto si tiene. La Costituzione fonda la Repubblica sul lavoro e riconosce i diritti della famiglia fondata sul matrimonio, eppure è così facile vedere la politica parlare d’altro, distorcere la lista dei bisogni e fare della Carta lettera morta. La critica non è estranea al riconoscimento dei meriti e degli impegni. Ci sono, e si vedono, dice Bagnasco, «segnali positivi di sostegno e promozione della famiglia», il punto è che «hanno bisogno di essere incentivati e diventare strutturali» con una manovra che dia equità alle famiglie con figli a carico. Allo stesso modo sull’azzardo è noto il lavoro di tanti cittadini impegnati ad esempio negli slot mob per contrastare la diffusione del fenomeno. Così il cantiere sul lavoro, un processo in corso: si sa che le riforme (come il Jobs Act) hanno bisogno di tempo per mostrare i loro effetti. Il punto è non fermarsi, mantenere alta l’attenzione e nel giusto ordine le urgenze. A cominciare dalla cura per l’esercito dei poveri e degli impoveriti. «Senza distrazioni ed energie di tempo», è l’invito rivolto alla politica. Una tensione necessaria, insomma, cui la Chiesa continua a non sottrarsi: con le parrocchie, i sacerdoti, i tantissimi volontari, assicura il cardinale Bagnasco, «continuerà a fare tutto quanto le è possibile per stare accanto alla gente, e mettendo in campo ogni risorsa».
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