sabato 7 maggio 2016
Slot mob in oltre 50 piazze del Paese un nuovo Manifesto. È una buona occasione per far presente nel dibattito del Paese che il contenimento del fenomeno dell’azzardo è una soluzione vincente per la società, per le casse dello Stato e per gli stessi operatori del settore.
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Slot mob, movimento che ha messo in moto l’adesione spontanea di migliaia di cittadini sui temi dell’azzardo, presenta oggi in oltre 50 piazze del Paese un nuovo Manifesto. È una buona occasione per far presente nel dibattito del Paese che il contenimento del fenomeno dell’azzardo (attraverso una serie di passaggi che includono la libertà di decisione delle amministrazioni locali in materia, il divieto di pubblicità positiva e la gestione del settore da parte di società non massimizzatrici di profitto) è una soluzione win-win-win, vincente per la società, per le casse dello Stato e per gli stessi operatori del settore.  Sul primo punto non vale la pena sprecare troppo inchiostro. Gli italiani sono attentissimi a come risparmiare ma quando giocano alle slot nei bar è come se acquistassero un’azione con un rendimento medio atteso negativo del 26%. Ed è questo il primo sbaglio per non parlare poi di tutti i problemi di dipendenza che ne seguono. Il secondo punto è più controverso ma facendo un’analisi seria e approfondita la leggenda che lo Stato con l’azzardo ci guadagna viene immediatamente sfatata. Gli 88 miliardi che gli italiani giocano in azzardo (che assicurano alle casse pubbliche un introito attorno ai 7-8 miliardi ogni anno) sarebbero infatti comunque spesi nello stesso ammontare in qualunque altro settore dell’economia. La tassazione media sul settore dell’azzardo (il preu) è tra il 10 e il 20% ed è simile a quella media sui consumi. Considerando il tasso di evasione del settore e i vani tentativi dell’erario di incassare la supermulta comminata dalla Corte dei conti possiamo senz’altro concludere che l’evasione media del settore non è sicuramente inferiore a quella degli altri settori economici. Possibile destinazione a consumi alternativi ed evasione fanno scendere le entrate pubbliche già a zero. A questo aggiungiamo i costi sociali e sanitari che una campagna promossa da varie associazioni (tra cui Acli, Adusbef, Cgil, Cisl, Libera) stima in una cifra compresa tra i 5,5 e i 6,6 miliardi di euro. Secondo la Consulta nazionale delle fondazioni e associazioni antiusura – che si concentra tuttavia solo sulle conseguenze nel settore lavoro e sulla perdita di capacità produttiva di chi finisce vittima degli strozzini – l’azzardo sottrae 20 miliardi di euro facendo sparire 115mila posti di lavoro, 90mila nel commercio e 25mila nell’industria. Consideriamo infine la perdita in capitale umano presente e futuro, difficile da stimare, dovuta al fatto che il 20% dei ragazzi tra i 10 e i 17 anni frequenta sale bingo e sale slot. Per essere competitivi nell’economia globale puntiamo tutti su talento, eccellenze, qualità ma uno degli spread tra Italia e Germania che ci penalizza è che in Italia spendiamo 100 euro a persona in istruzione e ogni cittadino adulto perde in media circa 300 euro nel gioco d’azzardo, mentre in Germania è pressoché il contrario. Possiamo fare una tosatura sostanziale di queste cifre per evitare esagerazioni e doppia contabilità. Ma che persino per l’economia e per le casse dello Stato il conto dell’azzardo sia sostanzialmente in perdita appare assolutamente chiaro. Persino per chi tira le fila del settore uscire dall’azzardo potrebbe essere un affare. Chi dispone di capitali e profitti non ha che l’imbarazzo della scelta per decidere in cosa investirli. E l’economia diventa sempre più dinamica se una società finlandese (la Nokia) che produceva legname diventa famosa passando ai telefonini o se il presidente di una nota catena di grande distribuzione che vende elettrodomestici decide di fondare e passare ad Eataly, la piattaforma del cibo made in Italy nel mondo. Gli studi sulla salute sono sempre più concordi nel sottolineare che la ricchezza di senso della vita riduce la probabilità dell’insorgenza di malattie croniche e la mortalità. La sfida della generatività è la sfida di tutti e chi ha a disposizione molti capitali ha l’imbarazzo della scelta. Esistono tanti modi di impiegarli in attività che fanno bene alla collettività e producono altrettanto reddito aumentando significativamente la propria generatività. È per affermare questo messaggio positivo che oggi scendiamo in 50 piazze del Paese. E per ricordare che alle radici della nostra cultura umanistica occidentale, ma anche della prosperità dei nostri sistemi socioeconomici, c’è un concetto di 'fortuna' che non significa dissipazione delle proprie risorse economiche gettandosi via davanti ad una macchinetta e contribuendo al degrado sociale e urbano, ma investimento paziente e tenace nei propri talenti. È questa l’Italia che abbiamo in mente e che hanno in mente i nostri politici per vincere la sfida della globalizzazione. Un progetto di Paese con il quale la dilagante piaga dell’azzardo appare in stridente contrasto.
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