domenica 19 aprile 2015
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L’incontro tra il presidente Sergio Mattarella e papa Francesco è stato, nella tradizione dei rapporti tra Italia e Santa Sede, molto ricco e intenso, per i riconoscimenti reciproci e i temi affrontati. Il tratto personale è apparso subito spontaneo, amichevole, a ulteriore conferma che le relazioni tra le due sponde del Tevere - stagione dopo stagione - sono comunque 'speciali' rispetto ad altri soggetti internazionali. La Chiesa cattolica e la società italiana vivono ogni giorno le stesse esperienze, positive o negative, anche quelle drammatiche più recenti, le affrontano con uno spirito di collaborazione che nasce da un rapporto storico unico nel suo genere. E ciò che Francesco e il Presidente italiano si sono detti (e ci hanno trasmesso) riguarda ciò che stiamo vivendo tutti noi in questi anni complicati e duri, senza nascondere le difficoltà, ma aprendo la prospettiva e gli animi alla speranza. Anche i richiami storici dei due interlocutori hanno un significato rivolto al presente. Come già altri Pontefici - specie, e in più occasioni, Paolo VI - papa Francesco ha richiamato il ruolo svolto dal cristianesimo nella società italiana, per la sua crescita e per la formazione del carattere della popolazione, e ha ricordato che la fede cristiana ha modellato tanti aspetti della vita sociale, a partire dalla famiglia «primo e indispensabile baluardo e scuola di valori», che svolge l’insostituibile funzione di affinamento della persona. Questo punto cruciale è stato ripreso dal presidente Mattarella quando ha avvertito che sulla famiglia ricadono troppi problemi e difficoltà della vita di oggi, ed essa, «nucleo essenziale della società, deve spesso curare, da sola, le ferite inferte dalla 'cultura dello scarto'» più volte denunciata proprio dal Pontefice. La sintonia sulla famiglia è base di un’analisi che si è intrecciata nei due interventi sulla crisi della società che investe soprattutto le nuove generazioni. Lo sguardo del Papa si è soffermato a lungo sul dramma della nostra epoca, che rischia di togliere ai giovani la speranza del futuro, mentre esige che «si compia ogni sforzo» per dare a tutti una prospettiva di lavoro, di realizzazione di se stessi. Quasi con passione, papa Francesco ha ripetuto che nel lavoro è il fondamento della dignità delle persone, con esso i giovani possono sfuggire al precariato, alla provvisorietà di legami tipica di una società disattenta, possono costruire un vero progetto di vita.L’attenzione ai giovani e ai senza lavoro s’è unita, non a caso e in felice complementarietà, all’apprezzamento per l’impegno italiano a favore dei migranti che cercano aiuto fuggendo da situazioni di pericolo e indigenza. Anche il Presidente italiano ha evocato il legame che unisce l’Italia alla Chiesa, richiamando il magistero pontificio che ha carattere universale, e proprio per questo ha elaborato princìpi e valori capaci di alimentare la storia delle nazioni, come punti di riferimento per la democrazia italiana ed europea. Si tratta, per Mattarella, di «un magistero alto» da cui scaturiscono princìpi e orientamenti necessari per affrontare le angustie e i rischi del presente. Il Capo dello Stato è entrato nel merito dei giorni difficili che viviamo, ha ribadito l’impegno italiano a superare le strettoie di una crisi che dura da anni, di cui solo adesso s’intravede l’uscita, e la volontà di contribuire a risolvere i drammatici problemi internazionali che affliggono l’area mediterranea e investono ormai direttamente l’Europa. E ha richiamato le sofferenze più grandi dello scenario internazionale, in particolare « la violenza scatenata contro le comunità cristiane in alcune parti del mondo», sottolineando «che interpella, con forza, le coscienze di coloro che amano la libertà e la tolleranza ». Ha insistito, affermando che «la libertà religiosa appartiene alle più autentiche aspirazione delle persone e costituisce un cardine della Costituzione italiana. Qualsiasi violazione di essa, vulnera, nel profondo, i diritti umani e delle comunità ». Ha aggiunto di ritenere necessario che si sviluppi il dialogo tra le religioni, per superare i mali e le sofferenze di oggi, perché esso «appare tanto più urgente nel momento in cui si avverte, anche nel nostro Paese, la minaccia del terrorismo internazionale, che, spesso, si nasconde dietro inaccettabili, e pretestuose, rivendicazioni religiose». Probabilmente, il significato più forte dell’incontro sta nel fatto che sono stati affrontati direttamente i problemi e le ansie che le popolazioni vivono in Italia e in altri Paesi. Il Papa e il Presidente hanno guardato al futuro, hanno voluto dare precise indicazioni di speranza, fondate sulla tutela di strutture essenziali della società come la famiglia, sulla dignità del lavoro specie per i giovani, sui valori di libertà religiosa e dialogo tra le grandi famiglie dell’umanità, come strumenti necessari per rendere solidali le relazioni tra le persone e quelle tra i popoli. Le fondamenta di una solida, ragionevole speranza.
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