giovedì 23 luglio 2015
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Di questi tempi, per molti, maternità e paternità hanno confini piuttosto labili. Sarà bene chiarire, però, di chi è 'figlia' la proposta di legge sulle unioni di fatto, il cosiddetto 'Ddl Cirinnà'. Se nasce da un’iniziativa parlamentare o da una precisa volontà del governo.  Perché negli ultimi giorni la situazione si è fatta assai confusa e foriera di rischi, forse anche per la tenuta del quadro politico, certo per il libero e democratico esercizio dell’attività legislativa. Con il ministro dei Rapporti con il Parlamento che prende l’impegno ad approvare la legge entro l’anno. E un sottosegretario dello stesso dicastero che parla addirittura di 'obbligo' a legiferare, dopo la sentenza di martedì della Cedu, intimando al Senato e all’intero Parlamento di «obbedire ». Nientemeno! Lo stesso Renzi quando prende l’impegno a portare a termine l’iter della legge non si comprende se parli in veste di presidente del Consiglio o da segretario del partito di maggioranza relativa; se come premier di una coalizione nel cui programma non stanno le unioni gay o come leader di partito. Chiarire e assumersi responsabilità è indispensabile: le paternità incerte sono sempre causa di sofferenze e sconquassi.
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