venerdì 17 aprile 2015
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Segna un "imbarbarimento" l'uccisione dei 12 immigrati cristiani gettati in mare durante il viaggio dalla Libia verso l'Italia, secondo monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei. "C'era da aspettarselo", afferma Galantino a Radio vaticana. "Alcuni discorsi che finora erano stati tenuti sul piano ideologico e l'ideologia andava ad alimentare alcuni comportamenti tenuti da elementi più o meno strutturati, più o meno tenuti insieme da gruppi, da associazioni, da clan; adesso questo tipo di discorso di rivendicazione, questo tipo di contrapposizione purtroppo basata sulla religione ma che con la religione non ha niente a che fare, viene speso a livelli spiccioli e di contrasti individuali. Ecco questo, secondo noi, rappresenta un passo avanti nell'imbarbarimento, nella strumentalizzazione". Ancora: "Quando gente che vive la stessa situazione di difficoltà, qual è quella di coloro i quali stanno su un barcone e tentano di raggiungere un posto che dovrebbe essere di speranza, addirittura strumentalizzano l'esperienza religiosa e il credo religioso per dover far prevaler il proprio pensiero, la propria situazione, vuol dire che sono stati interiorizzati certi ragionamenti". In merito alla più generale questione dei flussi di immigrati dal Nord Africa, "qui - afferma Galantino - l'alternativa è o allargare le braccia o andare a far guerra: ma possibile che non esista la possibilità per tanti Stati, per tante nazioni che hanno al loro interno energie anche intellettive e organizzative straordinarie, possibile che non siano in grado di pensare interventi che non siano quelli dell'intervento armato oppure delle braccia allargate? Io ho l'impressione veramente che si tratta soltanto di una sorta di modo elegante per lavarsi le mani di fronte a un dramma che diventerà sempre più insopportabile dall'Italia".
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