giovedì 12 gennaio 2012
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Il sisma che due anni fa devastò la parte più povera dell’isola di Hispaniola uccidendo almeno 230mila persone ha toccato il cuore della Chiesa italiana favorendo una delle collette più generose. E oggi, attraverso la Caritas italiana, progetti per milioni di euro hanno cominciato a restituire speranza a decine di migliaia di donne e uomini. Oltre 120mila haitiani, circa il 9 per cento delle persone colpite dal terremoto, sono stati aiutati dalla Chiesa cattolica italiana. Lo documenta un rapporto pubblicato per i 24 mesi del sisma secondo il quale la rete globale della Caritas ha contribuito a sostenere interventi a favore di oltre 1,5 milioni di persone. Tutte le vittime, insomma, sono state in qualche modo aiutate.«Rispetto a sei mesi fa – spiega Paolo Beccegato, responsabile dell’area internazionale dell’organismo pastorale della Cei – la situazione è in parte migliorata, grazie all’azione del nuovo governo e allo sblocco di meccanismi inceppati per un anno e mezzo. Quasi due terzi dei senza tetto sono usciti dai campi. In parte hanno fatto ritorno nelle campagne da dove provenivano, come richiedeva la strategia di decongestionamento della capitale. Altri si sono invece spostati nei container in sistemazioni più dignitose delle tende ormai logore». Torniamo a due anni fa. Immediatamente dopo il sisma la rete internazionale della Caritas si mosse e la Caritas italiana aderì all’azione di soccorso. «In tre mesi – prosegue Beccegato – vennero raccolti 24 milioni di euro da diocesi, parrocchie e offerenti italiani. Fu una straordinaria dimostrazione di generosità. Noi ci siamo mossi subito per impiegarli. In queste emergenze la nostra azione poggia sempre sul breve e sul lungo termine. Nel corto raggio, sono stati impiegati in progetti in questi due anni 14 milioni, circa il 58 per cento della raccolta. Tre dei quali in viveri, medicinali e generi di prima necessità». Caritas Italiana ha avviato 102 progetti pluriennali, annuali e microprogetti e ha dislocato qui quattro operatori. Ha sostenuto direttamente con servizi essenziali 48mila persone, tra cui quasi 600 bambini. Altre 24mila sono state beneficiate nell’ambito della ricostruzione e oltre 36mila con programmi di sviluppo socio economico, quali il microcredito, mentre 4mila, metà dei quali minori, hanno frequentato progetti formativi ed educativi. L’epidemia di colera, scoppiata più di un anno fa con 500mila casi di contagio e quasi settemila vittime, ha complicato un quadro delicato, obbligando la Caritas  a varare progetti in ambito idrico e sanitario per migliorare le condizioni di 10mila persone. In tutto sono 122mila i beneficiati, scelti d’intesa con le diocesi locali. E sul lungo periodo come verrà investito il rimanente 40 per cento della raccolta del 2010?«Il Paese – conclude Paolo Beccegato – è il più povero dell’emisfero occidentale, per cui si vuole agire sulle cause della miseria. Investiremo in progetti di sviluppo sociale ed economico, nella ricostruzione di scuole e soprattutto nel miglioramento della rete idrica e in campo sanitario per la salute pubblica». Segni che vogliono ridare un orizzonte a chi due anni fa ha perso il poco che aveva. La Chiesa non li lascerà mai soli.
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