lunedì 25 gennaio 2016
​La Prolusione del cardinale Bagnasco: l'eredità spirituale del Convegno di Firenze, l'anno della Misericordia, l'attenzione ai cittadini più poveri. E la difesa di quel che è definito come "lo scrigno della famiglia". "I vescovi sono uniti e compatti". IL TESTO
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Si è aperto oggi a Roma il Consiglio episcopale permanente della Cei, il primo dopo il Convegno ecclesiale di Firenze, che ha dato alla Chiesa italiana l'opportunità di riflettere con compiutezza sull'"uomo e sulla sua vocazione in Cristo". Il cardinale Angelo Bagnasco ha iniziato il suo discorso di apertura proprio da Firenze, "esperienza di comunione", ricordando i quattro punti sottolineati nelle conclusioni: missionarietà come slancio da rinvigorire; attenzione alla famiglia come nucleo centrale della Chiesa e della società; la scuola, da sostentenere maggiormente. Quarto e ultimo punto, la cattedra dei poveri, come opzione preferenziale. LEGGI IL TESTO INTEGRALEL'Anno della Misericordia Il presidente della Cei ha ricordato i punti centrali del Giubileo della Misericordia indetto da Papa Francesco e la peculiarità del fatto che esso è "diffuso" in tutte le diocesi. Pastori e cittadini La preoccupazione dei vescovi va ancora a chi soffre per la crisi: i giovani senza lavoro, adulti ancora precari. Una "folla", dice Bagnasco, a cui la Chiesa è vicina; nella Prolusione si ricordano il milione e 200 mila persone aiutate dai Centri di ascolto, gli oltre 6 milioni di pasti erogati dalle 353 mense della Caritas, i 50 empori-market solidali, e i sempre più richiesti interventi di semplice ascolto, spia di un disagio e di una solitudine crescenti. Lo scrigno della famiglia La famiglia va "tutelata, promossa e sostenuta da politiche vramente incisive e consistenti", anche per rilanciare la natalità. Bagnasco non entra nel dibattito sulle unioni civili, ma si limita a fare riferimento alla Costituzione e dunque alla famiglia fondata sul matrimonio. Il rimando è poi al Papa, che il 22 gennaio scorso, parlando alla Rota romana, ha sottolineato come "non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione". In questo "scrigno" la "punta di diamante" sono i figli: "Il loro vero bene deve prevalere su ogni altro, poiché sono i più deboli ed esposti: non sono mai un diritto, poiché non sono cose da produrre. Hanno bisogno di un microcosmo completo nei suoi elementi essenziali". I vescovi sono "uniti e compatti" - scrive ancora Bagnasco nella Prolusione - nel condividere le difficoltà e le prove della famiglia e nel riaffermarne la bellezza, la centralità e l’unicità: insinuare contrapposizioni e divisioni significa non amare né la Chiesa né la famiglia". La famiglia è “la Carta costituzionale della Chiesa”  e sogniamo un “Paese a dimensione familiare”, dove "il rispetto per tutti sia stile di vita, e i diritti di ciascuno vengano garantiti su piani diversi secondo giustizia. La giustizia, infatti, è vivere nella verità, riconoscendo le differenti situazioni per quello che sono"."I credenti hanno il dovere e il diritto di partecipare al bene comune con serenità di cuore e spirito costruttivo", conclude Bagnasco. Interpellati da migranti e perseguitatiDi fronte all'arrivo senza sosta di migranti e alle persecuzioni dei cristiani, Bagnasco si augura che ciò non provochi l'assuefazione dell'opinione pubblica mondiale. "Davanti alle tragedie umane, che si consumano quotidianamente nella vita di questi fratelli, nessuno può rassegnarsi a una cultura dell’indifferenza". E poi un richiamo: "Sembra anche che vi sia una singolare differenza di reazione emotiva e politica rispetto a morti e vittime, quasi che la loro dignità dipendesse da classi o caste diverse a seconda dei Paesi di provenienza!". All'Europa e all’Onu la Cei chiede di cercare soluzioni, di varare "una nuova politica migratoria" senza chiudersi e tenendo conto della nostra "situazione demografica, economica, culturale e sociale". Alle comunità ecclesiali Bagnasco domanda di "fare in modo che i molteplici segni di accoglienza in atto sollecitino la politica locale e nazionale". Ad oggi sono oltre 27mila i migranti ospitati in strutture cattoliche: "È comunque necessario superare soluzioni affidate solo alla generosità di singoli e di organismi, favorendo un’accoglienza diffusa, che sappia accompagnare e valorizzare la presenza di tanti fratelli e sorelle nei quali si riflette – come in ogni bisognoso – il volto stesso del Signore".
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