sabato 16 novembre 2019
Alcune migliaia i manifestanti in tutto il Paese, contro i 282mila dell'anno scorso mentre i black bloc e gli ultrà hanno vandalizzato le zone centrali della capitale. Oltre cento i fermi
I gilet gialli tornano a Parigi: ancora scontri e solo rabbia
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Il nero dei black bloc ha eclissato ieri le proteste degli ultimi “gilet gialli” francesi scesi in piazza, non solo a Parigi, per tentare di onorare il primo anniversario del movimento, fra cordoni pletorici di polizia, raffiche di controlli preventivi, perimetri urbani vietati. Soprattutto nella capitale, l’erompere di violenze provocate da gruppuscoli di ultrà anticapitalisti, infiltrati nei cortei, ha stravolto il senso della giornata, palesando ancor più il tramonto dei contestatori della Francia popolare e rurale dal tipico corpetto catarifrangente, parsi a tratti come rigagnoli residuali rispetto al “torrente giallo” in piena di un anno fa, capace allora di far vacillare il potere centrale francese rivendicando più potere d’acquisto e nuovi canali d’espressione democratica.

Con sguardo retrospettivo, il bilancio della giornata di ieri è parso impietoso per il movimento: una manciata di migliaia di manifestanti in tutto il Paese, contro i 282mila stimati il 17 novembre 2018. A Parigi, attorno alla Place d’Italie, i black bloc, ultrà e altri facinorosi incappucciati si sono presto fatti avanti fra gli sparuti crocchi di manifestanti pacifici, vandalizzando negozi, banche e impalcature di cantiere, o dando alle fiamme automobili e cassonetti. A metà pomeriggio, il prefetto di polizia ha così intimato una dispersione rapida del corteo ufficiale appena lanciato, in modo da contrastare i teppisti. Più di un centinaio quelli fermati. Lascerà un fosco ricordo pure l’«atto 53» vissuto ieri da un movimento che non ha mai smesso di suonare la carica, un sabato dopo l’altro, ma esibendo rivendicazioni vieppiù confuse e perdendo di vista pure quel potenziale d’immaginazione che aveva contribuito inizialmente a rendere i gilet gialli molto popolari.

Per i politologi, il colpo di grazia al movimento è giunto alle scorse Europee di maggio, quando le due liste “gialle” hanno raccolto in tutto lo 0,55% dei voti. Da allora, il fossato pare incolmabile.


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