Nel suo discorso il Papa ha auspicato che i cristiani siano «capaci di stare accanto ai malati alla maniera di Gesù, con il silenzio, con una carezza, con la preghiera. La nostra società è purtroppo inquinata dalla cultura dello “scarto”, che è il contrario della cultura dell’accoglienza. E le vittime della cultura dello scarto sono proprio le persone più deboli, più fragili; e questa è una crudeltà».
«A volte le famiglie si trovano sole nel farsi carico di loro» ha sottolineato il Papa chiedendosi cosa si debba fare per essere d'aiuto ai genitori: «Da questo luogo in cui si vede l’amore concreto, vorrei dire: moltiplichiamo le opere della cultura dell’accoglienza, opere animate dall’amore cristiano, amore a Gesù crocifisso, alla carne di Cristo. Servire con amore e tenerezza le persone che hanno bisogno di aiuto ci fa crescere tutti in umanità; e ci apre il passaggio alla vita eterna: chi compie opere di misericordia, non ha paura della morte».
Fare dell’invito evangelico a “visitare gli infermi” una «personale scelta di vita», l’appello del Papa a “medici, infermieri, operatori sanitari, come pure cappellani e volontari. Il Signore vi aiuti a compiere bene il vostro lavoro, in questo come in ogni altro ospedale del mondo. E vi ricompensi donandovi pace interiore e un cuore sempre capace di tenerezza».
Al termine del discorso lo scambio dei doni e la preghiera finale.