mercoledì 27 luglio 2016
Il Papa alla finestra, e la folla come Zaccheo in attesa di una parola
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Come Zaccheo. Arrampicati sulle inferriate, sulle facciate dei palazzi che portano all’ampio slargo di via Franciszkanska sul quale affaccia la “finestra di Giovanni Paolo II”, i giovani ricordano la figura evangelica del cercatore di Gesù, che vuole anche solo intravederlo mentre passa. Un’immagine che accompagna la lunga attesa che Francesco si presenti alla finestra e, come Wojtyla era solito fare da arcivescovo e poi da Papa, li saluti come previsto dal programma della sua prima giornata in Polonia. La folla si accalca sulla piazza e lungo le vie tutt’attorno senza lasciare un solo metro di spazio, in un’attesa di due ore riempita dai dolcissimi canti che i polacchi intonano alla Madonna. Due ore appesi alle inferriate non si riesce a stare se non si è animati da una speranza invincibile, che è molto più della sola possibilità di intuire anche a grande distanza un frammento del Papa, cosa che per molti neppure accadrà. Si resta pigiati, aggrappati, appoggiati se il cuore chiede qualcosa di più grande che il Papa riassume e simboleggia. Non c’è alcuna delusione, poi, quando si capisce che è impossibile vedere nulla, che il Papa parlerà in italiano con traduzione in polacco, che il suo saluto durerà pochi minuti. A farci stare tutti sotto quella finestra è stato il desiderio immenso di trovare quel che stiamo cercando. Come Zaccheo.
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