venerdì 29 luglio 2016
Al centro delle quattordici Stazioni le opere di misericordia
Via Crucis, il grido degli ultimi
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Peccato e liberazione. Sofferenza e cura. Morte e Risurrezione. Il legno della croce porta su di sé tutto il dolore del mondo, ogni lacrima che l’uomo potrà versare, le angosce così profonde cui è persino difficile dare un nome. Al tempo stesso significa riscatto, è luce per il buio dell’anima, è seme di speranza. Perché la croce ha senso solo se apre alla vita nuova, se dopo la condanna arriva la libertà, se il Calvario è scala verso il cielo. Si sviluppa intorno all’enorme distanza, cioè al filo sottile, che separa la miseria dalla grandezza, la schiavitù del peccato dal perdono, la Via Crucis che oggi alle 18 i giovani della Gmg percorreranno insieme nella cornice del parco Jordan a Blonia in Cracovia.

Al centro, i piccoli del Vangelo, cioè i più grandi agli occhi di Dio. Poveri della storia che hanno gli occhi dei migranti in fuga dalla guerra, delle vittime della tratta, di chi perde il lavoro per un decimale in più nel bilancio di un’azienda. Le meditazioni preparate dal vescovo ausiliare di Cracovia, Gregorz Rys, saranno declinazioni diverse intorno all’unico tema della misericordia, architrave della Chiesa e, soprattutto, nome di Dio. Un Padre che non si rassegna al rifiuto e non si dà per vinto, sottolinea papa Francesco,  fin quando il peccato non è stato  sconfitto. E che con il suo esempio chiama l’uomo ad abbracciare, come Gesù il legno della croce, ogni scartato e vinto per restituirgli la dignità dei figli amati.

Ecco allora l’importanza delle opere di misericordia, segno concreto dell’amore che si fa servizio, del desiderio di costruire muri, della chiamata alla fraternità. Impegni che a Cracovia diventeranno preghiera cadenzata con il ritmo delle 14 Stazioni della Via Crucis, a ciascuna delle quali corrisponderà un’opera. Sette quelle corporali, altrettante le spirituali, stasera significativamente mescolate tra loro, a testimoniare l’unità dell’uomo e la sua dipendenza da Dio. Si inizierà, ed è una scelta importante, dal tema “alloggiare i pellegrini”. E poi dar da mangiare agli affamati, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, visitare gli ammalati, visitare i carcerati, perdonare le offese, istruire gli ignoranti, consolare i dubbiosi, vestire gli ignudi, sopportare pazientemente le persone moleste, dare da bere gli assetati.

E per meglio documentare, se così si può dire, come il cuore si debba aprire alla carità, a portare la croce dei giovani saranno movimenti e associazioni, che hanno nell’attenzione agli ultimi la loro carta d’identità. Dalla Comunità di Sant’Egidio all’Aiuto alla Chiesa che soffre, dall’Arche di Jean Vanier alla “Fermata Gesù”, dal Cenacolo fino alla Comunità ospedale domestico, nata due anni fa proprio a Cracovia per preparare nella preghiera questa Gmg polacca. Un raduno che vuole lasciare in eredità segni concreti non solo nei cuori ma anche visibili alla luce del sole. Come il murale che sarà dipinto durante la Via Crucis dall’artista Aleksey Talco, come i racconti dolenti dei profughi siriani, come la storia della coppia di senza tetto che è riuscita a lasciare la strada. Perché non esiste niente di più concreto della vita dell’uomo, nulla che scaldi più di un abbraccio. E chissà che non siano proprio gli ultimi, cioè i prediletti dal Padre secondo il Vangelo, i primi a trovare riparo sotto le querce, una per ogni Stazione, che saranno piantate davanti al Santuario di Giovanni Paolo II. Segni di vita nuova. Semi di misericordia.

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