lunedì 23 giugno 2014
​Il vescovo di Novara Franco Giulio Brambilla prende le distanza dal parroco di Cameri, che aveva paragonato la convivenza e il matrimonio civile all'omicidio.
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​Un paragone non certo azzeccato, tra il peccato della convivenza e l’omicidio, quello scritto da don Tarcisio Vicario, parroco di Cameri.  Affidato  al bollettino settimanale parrocchiale del primo giugno e ripreso con clamore dai social media. Non per niente il vescovo di Novara, Franco Giulio Brambilla ha scelto proprio il sito diocesano per esprimere la sua posizione. (leggi la lettera pubblicata sul sito internet della diocesi di Novara ). La frase "incriminata" scritta dal sacerdote recita: «Chi contrae un matrimonio civile vive in una infedeltà continuativa. Non si tratta di un peccato occasionale (per esempio un omicidio), di una infedeltà per leggerezza o per abitudine che la coscienza richiama comunque al dovere di emendarsi attraverso un pentimento sincero». Poche parole che sono bastate ad accendere un fuoco di  polemiche.  Secca e precisa l’affermazione del vescovo Brambilla: «L’esemplificazione, anche se scritta tra parentesi, inopportuna e fuorviante e quindi errata». Una netta presa di distanza sia dai toni che dai contenuti del testo per una inaccettabile equiparazione, pur introdotta come esempio. «Inopportuna e sbagliata nei modi – spiega il Vescovo di Novara – perché semplifica una realtà che è complessa, che tocca le coscienze di ognuno, le sofferenze e le fatiche di moltissime famiglie».  Ma anche perché «dalle parole di quello scritto, non emerge il volto di una Chiesa che è madre, anche quando vuole essere maestra di vita». Chiede scusa a tutti coloro che  «si sono sentiti offesi dalle fuorvianti affermazioni del testo pubblicato sul bollettino parrocchiale di Cameri«, ma ricorda anche che  il tema delle separazioni e delle convivenze «è uno dei temi di discussione che papa Francesco ha messo sul tavolo per il prossimo Sinodo dei Vescovi dedicato alla famiglia, che si terrà in ottobre». Scuse anche da don Tarcisio lette domenica scorse durante le messe, da alcuni giorni è  in Irlanda per un pellegrinaggio parrocchiale. Ora chiarita la posizione dalla diocesi c’è l’auspicio che i riflettori si spengano in fretta.

Secondo monsignor Brambilla, "l'esemplificazione, anche se scritta tra parentesi, risulta inopportuna e fuorviante e quindi errata. Inopportuna e sbagliata nei modi, perché semplifica una realtà che è complessa, che tocca le coscienze di ognuno, le sofferenze e le fatiche di moltissime famiglie. Inopportuna e errata nei contenuti, perché dalle parole di quello scritto, non emerge il volto di una Chiesa che è madre, anche quando vuole essere maestra di vita"."Il tema delle separazioni e delle convivenze - prosegue il vescovo di Novara - è uno dei temi di discussione che papa Francesco ha messo sul tavolo per il prossimo Sinodo dei Vescovi dedicato alla famiglia, che si terrà in ottobre. La Chiesa di Novara è, come appare anche dalla lettera pastorale "Come sogni la Chiesa di domani?", in profonda sintonia con il cammino di Papa Francesco. La Chiesa dev'essere sempre più attenta a tutte le situazioni umane alle quali deve essere annunciato il Vangelo".Nel bollettino distribuito all'inizio di giugno ai parrocchiani, si legge che mentre l'omicidio è un "peccato occasionale" che può essere cancellato con "un pentimento sincero", chi convive e chi contrae matrimonio civile "vive in una infedeltà continuativa". Parole, come scrive il vescovo, "inopportune e sbagliate".

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