sabato 6 dicembre 2014
​La Chiesa cattolica costretta a sospendere, suo malgrado, la collaborazione con “Family Care Society – Northern Ireland”, organizzazione caritativa di adozione in Irlanda del Nord, perché obbligata dallo Stato ad accettare richieste delle coppie gay.
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La Chiesa cattolica irlandese è costretta a sospendere, suo malgrado, la sua collaborazione con “Family Care Society – Northern Ireland”, un’organizzazione caritativa di adozione che, in Irlanda del Nord, ha due sedi a Derry e Belfast. La decisione, resa nota in questi giorni, è conseguenza del rifiuto del ricorso presentato nel 2013 contro la riforma della legge sulle adozioni introdotta nel 2011 dalla Commissione nord-irlandese per i diritti umani, che obbliga tutte le agenzie per le adozioni ad accettare come genitori anche coppie di fatto omosessuali. Lo riporta la Radio Vaticana. Si è così riproposta in Irlanda del Nord la situazione creata dalla legge anti-discriminazione introdotta nel 2007 nel Regno Unito, che in questi anni ha costretto diverse agenzie cattoliche per le adozioni a chiudere la propria attività, o ad adeguarsi alle nuove disposizioni, interrompendo i loro rapporti con le diocesi. In una nota, i vescovi nord-irlandesi esprimono profondo rammarico per una decisione imposta dalle circostanze: “È irragionevole che il legislatore imponga alle organizzazioni confessionali di offrire i loro servizi contro i propri principi religiosi”, affermano, sottolineando come questi sviluppi rappresentino un’ulteriore “erosione del diritto ad esercitare la libertà di coscienza e di religione nella sfera pubblica”. Per i vescovi la conciliazione tra coscienza religiosa e legge dovrebbe essere un punto fermo in una “società autenticamente diversificata, equa e pluralistica”. Invece – osservano, citando le parole di Papa Francesco al Convegno "La libertà religiosa secondo il diritto internazionale e il conflitto globale dei valori", “in nome di un falso concetto di tolleranza si finisce per perseguitare coloro che difendono la verità sull’uomo e le sue conseguenze etiche”.
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