lunedì 13 ottobre 2014
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Una App (applicazione) che si scarica su qualsiasi smartphone o tablet e che pone al riparo le madri depresse dalla solitudine: è il Progetto Rebecca, ideato da Strade Onlus e da novembre attivo intanto all’ospedale San Camillo di Roma (poi sarà esportato ad altre realtà italiane, in collaborazione con il ministero della Salute). L’importante è che al progetto le donne aderiscano quando stanno bene, da sane, perché l’approccio è preventivo: la donna che sa di dover partorire a breve il figlio si registra tramite cellulare o tablet (il computer è un mezzo già meno immediato, molte non lo farebbero) e indica una figura di medico di cui si fida (può essere il suo medico di base, o il ginecologo, lo psicologo, il pediatra...). Se anche il medico accetta, viene formato e tra loro si stabilisce il "patto di Rebecca": con continuità il dottore invierà alla sua amica-paziente semplici test e la neomamma digiterà brevi risposte. In base a queste sul cellulare del medico apparirà un semaforo rosso, giallo o verde, così potrà eventualmente contattarla subito. Il sistema costa poco, non è invasivo e soprattutto non spaventa la mamma che, in caso di depressione, mai si rivolgerebbe a uno specialista né chiederebbe aiuto al marito, ai parenti o agli amici. Ammettere di provare ansia, avversione per il proprio bambino seppure amato, desiderio di sopprimerlo, o anche solo stanchezza e senso di inadeguatezza è molto più semplice se basta un clic sul proprio cellulare, nella privacy della propria casa. Nella maggior parte dei casi, l’intervento del dottore, l’ascolto e la prescrizione del farmaco basterà per risolvere la sotuazione; solo nei casi più gravi si accederà a un approccio psichiatrico. Nel video la simulazione mostra come funzionerà già a giorni Rebecca Blues all’ospedale San Camillo di Roma.
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