venerdì 19 giugno 2015
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Caro direttore,
la «complementarità tra un uomo e una donna, vertice della creazione divina, viene messa in discussione dalla cosiddetta ideologia gender, in nome di una società più libera e più giusta». È con le parole di Papa Francesco nel cuore che domani scendiamo in piazza insieme alle famiglie italiane per esprimere con chiarezza il disagio e lo sconcerto di milioni di cittadini. Una grande realtà di  popolo che ha sentito il bisogno e l’urgenza di far sentire forte la propria voce, dando vita a un movimento "dal basso" fatto da persone, non da sigle. In questo periodo storico l’istituto della famiglia naturale è ferito da legislazioni che ne erodono progressivamente i fondamenti e abbandonato dall’indifferenza della politica che si ostina non riconoscerne l’utilità sociale, mirando anzi a trasformarla in un mero fatto privato. In questo senso sul nostro Paese incombono un insieme di decreti e di leggi azzardate: Scalfarotto sull’omofobia; Cirinnà sulle unione omosessuali e Fedeli sull’educazione di genere obbligatoria nelle scuole.
Contestiamo con forza, sì, perché non riteniamo che queste proposte siano la modalità corretta e giusta per legiferare su questi temi e perché il comune sentire della popolazione italiana non è quello dell’ideologia gender e dell’indifferentismo sessuale, «frutto di uno sbaglio della mente umana» ha ricordato il Pontefice. Dottrine che mirano a un totale stravolgimento dell’orizzonte antropologico e della concezione dei rapporti di coppia, di genitorialità e di filiazione, di parentela, in un mondo artificiale e non più umano, destinato a portare conseguenze sociali e individuali gravissime. Ma la manifestazione del 20 giugno non vuole aprire un conflitto, non è contro nessuno, men che meno contro gli omosessuali anzi, è propositiva: vuole esprimere la bellezza della famiglia. Quella famiglia espressione dell’Italia comune che i Palazzi sembrano conoscere molto poco, la famiglia bistrattata e poco riconosciuta, la famiglia tutelata dall’art. 29 della nostra Costituzione, la famiglia bombardata da ogni parte, esautorata dal suo ruolo educativo. Milioni di famiglie italiane, preoccupate e sconcertate per i propri figli e i propri nipoti, chiedono risposte vere su quella che legittimamente si può considerare un’autentica invasione dell’ideologia gender. Una teoria senza alcun fondamento scientifico – è bene ribadirlo – che, con il pretesto del contrasto al bullismo e alla discriminazione, viene veicolata surrettiziamente attraverso anomali progetti di educazione all’affettività e alla sessualità con una vera e propria «colonizzazione ideologica».
 
 
Per contrastare fenomeni di violenza e di discriminazione, serve l’educazione e non l’educazione di genere.
È gravissimo che si usi la scuola, luogo educativo e formativo della mente dei fanciulli, per tentare di cancellare il concetto di identità sessuale legata al dato biologico spacciandola come variabile culturale. Su questo si fonda il presupposto di un crescendo di rivendicazioni che, lungi dal fare il vero bene dei più deboli, cercano invece di affermare i diritti di poche lobby pronte a sacrificare sull’altare dei diritti civili il naturale diritto dei bambini di crescere con mamma e papà. Ed è altrettanto gravissimo che il tutto passi sopra la testa dei genitori, esautorati del loro diritto, costituzionalmente riconosciuto e garantito, di essere i primi responsabili educatori dei propri figli. Soprattutto in temi di enorme delicatezza umana, quali affettività e sessualità. Non è possibile tacere di fronte a questo, ce lo impone la responsabilità verso i più piccoli e il dovere di proteggerli da chi li vuole usare per scardinare la società. Ci interessa l’umano, lo abbiamo a cuore, per questo vogliamo stimolare il Governo e il Parlamento a una riflessione accorta e meditata su questi temi. Lavoriamo tutti insieme per far sì che il 20 giugno possa essere un ponte che, realizzando il bene della famiglia, costruisca un dialogo aperto e volto davvero al raggiungimento del bene comune. Senza scorciatoie e senza dittature ideologiche.
 
* Portavoce di "Difendiamo i nostri figli"
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