lunedì 11 maggio 2015
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Il nodo delle unioni civili arriva al pettine al Senato. Dopo la forzatura del 26 marzo (quando in Commissione Giustizia fu adottato il testo base di Monica Cirinnà, del Pd, sull’asse Pd-M5s, per aggirare il no di Ap e le perplessità nello stesso Pd) domani, alle 18, scade il termine per gli emendamenti. Ieri è intervenuta la responsabile Welfare e diritti del Pd Micaela Campana per offrire copertura politica al testo, ma dalle sue parole trapela anche il travaglio interno al partito e l’annuncio di qualche modifica. «Le unioni civili sono nel programma di governo - ricorda - e il Pd sta lavorando alacremente in queste ore per migliorare il testo base già votato in commissione».In realtà i giochi si apriranno da martedì, quando, una volta depositati gli emendamenti, si entrerà nel merito delle questioni. Il testo infatti, al di là dell’enunciazione di principio di voler evitare equiparazioni al matrimonio, di fatto persegue proprio questa strada, persino dal punto di vista terminologico, tanto che all’articolo 3 si premura di precisare che in tutte le leggi o regolamenti che fanno riferimento alla parola «coniuge», «coniugi», «marito» e «moglie» da oggi in poi si dovrà affiancare anche le unioni civili fra persone dello stesso sesso. Resta fuori, in pratica, la sola possibilità di adozione, con una scappatoia già prevista nel testo (l’adozione del figlio naturale di uno dei coniugi da precedente unione, la cosiddetta stepchild adoption) e un’altra che già si preannuncia, attraverso il ricorso alla Corte europea per i diritti dell’uomo, perché - a quel punto - di fronte a una equiparazione conclamata col diritto di famiglia l’unico aspetto tenuto fuori potrebbe apparire come una discriminazione. Ci sono, d’altronde, casi di ricorsi accolti in Austria e Germania a fare da apripista.Ap è intenzionata a dare battaglia, ma anche nel Pd vi sono forti perplessità sul punto. Il testo Cirinnà infatti si discosta moltissimo dalla proposta che vede Emma Fattorini come prima firmataria, con oltre trenta senatori firmatari, fra i capofila il vicecapogruppo Stefano Lepri, che annuncia suoi emendamenti. «Non condividiamo la strada scelta dell’equiparazione con la famiglia - spiega Lepri -. Sull’adozione, poi, la norma apre la strada, oltre al rischio di futuri ricorsi, alla presenza di due madri e due padri, e c’è da chiedersi se questa sia la strada migliore dal punto di vista del minore. Depositato il testo base, ora - auspica Lepri - occorre la disponibilità di tutti a migliorarlo e a renderlo più condiviso, dentro il gruppo e in maggioranza».Pronta a dare battaglia anche Forza Italia, con Maurizio Gasparri e Lucio Malan. Ma pure il presidente della Commissione Nitto Palma non ha mancato nell’ultima seduta di manifestare le sue perplessità sulla costituzionalità del testo. Che resta «invotabile» per Ap, pronta a mettere in campo ogni strumento consentito, ostruzionismo compreso. «Abbiamo ascoltato associazioni familiari e dell’area gay - spiega Carlo Giovanardi, capogruppo in Commissione Giustizia - ma su un punto sono d’accordo tutti (chi auspicandolo, chi temendolo) e che cioè quel che oggi viene negato, il diritto all’adozione, sarà ottenuto in seguito per via giurisprudenziale». E c’è anche un profilo che riguarda la tenuta dei conti. «Siamo il Paese più generoso sulle pensioni di reversibilità a coniugi e figli superstiti. Spendiamo circa 42 miliardi l’anno. Se allargassimo questo beneficio a una imprevedibile platea di unioni civili raggiungeremmo un livello di spesa tale da mettere in discussione lo stesso istituto della reversibilità», denuncia l’ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. E questo a fronte di una normativa che verrebbe introdotta - si sostiene - a costo zero.
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