venerdì 29 agosto 2014
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Una "fuga in avanti", anzi, una "sentenza di tipo ideologico che crea un paradigma presente in altri Paesi, dove però c'è una legge che lo riconosce". Così il giurista Francesco D'Agostino, docente di Filosofia del diritto all'Università di Roma Tor Vergata e presidente dell'Ugci (Unione giuristi cattolici italiani), commenta al Sir la decisione del Tribunale per i minorenni di Roma, che ha permesso l'adozione di una bambina di cinque anni da parte della compagna della madre biologica. Per D'Agostino "si sta confermando con evidenza che le più grandi decisioni di carattere etico e bioetico in Italia le prendono i giudici anziché il legislatore", con una serie di conseguenze che minano la democrazia. "Solo il popolo, attraverso i suoi rappresentanti, può decidere in merito. E se posso accettare, seppure con fatica - sottolinea -, una legislazione in materia bioetica che vada contro i miei valori, poiché è stata assunta da un parlamento che rappresenta la maggioranza della popolazione, di sicuro non posso accettare che soggetti senza una legittimazione politica prendano decisioni irreversibili e facciano opinione pubblica". "Oltretutto - osserva D'Agostino - una legge sulle coppie di fatto e forse pure sul matrimonio omosessuale è nel programma di governo e pare che verrà presentata entro l'anno: perché dunque i magistrati non hanno maggior rispetto delle istituzioni e non hanno voluto attendere?". Il docente parla di "decisione frettolosa per anticipare l'operato del parlamento", ma anche di una palese violazione del diritto. "Questo meccanismo che tende a creare di fatto vincoli familiari in contesti ignorati dalla legge - spiega - è particolarmente grave poiché si scontra con la legge italiana sulla fecondazione artificiale, alla luce pure della sentenza della Corte costituzionale. È vero che quest'ultima ha aperto all'eterologa, ma non ha toccato il principio di fondo in base al quale alla fecondazione artificiale devono ricorrere coppie eterosessuali e solo a seguito di sterilità". "Il giudice, in sintesi, ha avallato una situazione che la legge italiana non riconosce" con una "fuga in avanti" inutile "tanto più che il minore non si trova in stato di abbandono". "Se il Parlamento approva una legge ingiusta, perlomeno - conclude il giurista - si può richiedere un referendum per abrogarla, mentre in questo caso il popolo non può fare nulla: siamo all'antitesi della democrazia".
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