sabato 18 ottobre 2014
Nota dell'Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali contro la decisione del Comune di Roma di trascrivere 16 matrimoni omosessuali contratti all'estero.
Il Vicariato di Roma: scelta demagogica
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La Chiesa cattolica italiana non poteva restare in silenzio dopo la decisione del Comune di Roma di trascrivere il matrimonio di 16 coppie omosessuali contratti all'estero. Decisione che fa seguito a quelle analoghe compiute negli ultime tempi in altri municipi italiani, nonostante lo stop dei prefetti per carenza di legislazione. E nonostante che il tribunale di Firenze abbia bocciato, in appello, la trascrizione effettuata dal Comune di Grosseto. "La notizia della trascrizione oggi, in Campidoglio, di matrimoni tra persone dello stesso sesso, avvenuti all’estero, sorprende perché oltre a non essere in linea con il nostro sistema giuridico, suggerisce una equivalenza tra il matrimonio ed altre forme che ad esso vengono impropriamente collegate". È l'incipit di un anota dell'Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale Italiana che chiarisce: "Una tale arbitraria presunzione, messa in scena proprio a Roma in questi giorni, non è accettabile". "L’augurio - prosegue la nota - è che il rispetto delle persone individuali sia sempre salvaguardato nelle loro legittime attese e nei loro bisogni, senza mai prevaricare il dato della famiglia. La sua originalità non può essere diluita, se ci sta veramente a cuore il bene comune che è la differenza, dei generi e delle generazioni. In una parola, se ci preme la famiglia". "Del resto - conclude la nota -, l’esperienza del Sinodo, che ha suscitato un crescente interesse dentro e fuori la Chiesa, è stato proprio quello di aver ridato evidenza alla famiglia. La sua bellezza che nasce dall’incontro di un uomo e di una donna e si apre al dono dei figli, in virtù di un legame indissolubile, è ancora tra i desideri più autentici dei giovani in ogni parte del mondo. Non è mancato, peraltro, l’ascolto per le ferite della famiglia: le crisi matrimoniali, le fatiche dei figli, le difficoltà economiche, fino alla violenza che subiscono le donne. E, su tutto, è stato chiaro che la Chiesa è 'una casa con la porta sempre aperta nell’accoglienza senza escludere nessuno…'. Per questo occorre farsi 'carico delle lacerazioni interiori e sociali delle coppie e delle famiglie?' come si legge nel Messaggio conclusivo del Sinodo".
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