venerdì 20 settembre 2013
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Sarà ripubblicata in 5 lingue la Carta dei diritti della famiglia voluta da Giovanni Paolo II che accolse una richiesta del Sinodo del vescovi del 1980. La Familiaris consortio ne aveva reclamato l’esigenza perché «viviamo – si legge – in un momento storico nel quale la famiglia è oggetto di numerose forze che cercano di distruggerla o comunque di deformala». L’enciclica non è stata scritta ieri. L’iniziativa è del Pontificio consiglio per la famiglia che ieri a Roma ha promosso, con l’Unione dei giuristi cattolici, un seminario su questo documento e per riflettere sui rischi attuali che corre questa cellula naturale della società.«La famiglia – dice il presidente del Pontificio consiglio, l’arcivescovo Vincenzo Paglia – furbescamente oggi non è negata, ma affiancata da nuove forme di esperienza relazionale solo apparentemente compatibili con essa, ma che, invece, la scardinano, la minano alle fondamenta. E i dati, purtroppo, dimostrano l’affermarsi di un circolo disincentivante del "fare famiglia" davvero». Con un sorriso, monsignor Paglia, bolla la trovata del genitore1 e genitore 2: «A parte che si potrebbe continuare con genitore 3, 4 e 5, oggi piuttosto andrebbe mostrata l’indispensabilità della famiglia madre-padre-figlio per la stessa società. Con questa logica, data la crescita della famiglia con un figlio unico, dovremmo cancellare dal vocabolario anche fratello e sorella...».Quei pericoli paventati dalla Familiaris Consortio oggi sono evidenti e reali: «Senza accorgercene – aggiunge monsignor Paglia – stiamo camminando a passo veloce verso una società de-familiarizzata, fatta di persone che si uniscono all’altra o all’altro occasionalmente e senza impegno». Per questo – gli fa eco il giurista Francesco D’Agostino – paradossalmente quella Carta è attuale oggi più di ieri. Si va, per il giurista, verso una famiglia sintetica: «Sono comunità – spiega – certamente fondate sulla volontà di una coppia di costituire una famiglia, nelle quali però la volontà non si manifesta in uno specifico atto di volizione, bensì in un progetto aperto destinato a espandersi o a contrarsi nel tempo, a creare vincoli occasionali, ad essere potenziato o di essere destrutturato, cancellato, rimosso per dar luogo a nuove e diverse sintesi».I tre giorni di studi sulla famiglia sono stati aperti dal cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi. «Oggi – spiega – non si dice che la proposta cristiana del matrimonio è impraticabile, si afferma che è falsa». Che fare? «Occorre – dice Coccopalmerio – una forte e ampia riflessione antropologica per far comprendere la dottrina cristiana del matrimonio. Annunciare quindi ai non credenti non tanto e non solo il dato di fede ma il valore antropologico contenuto nell’atto di fede». L’edificio del matrimonio, per il porporato, è stato sistematicamente demolito pezzo per pezzo così che ne restano parti distinte che non veicolano più significati chiari e univoci.
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