giovedì 11 giugno 2015
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​La risoluzione di martedì del Parlamento europeo che definisce “famiglia” anche una coppia omosessuale con figli, «non vuol dire» che «da parte nostra» ci si debba «adeguare». Così come, di fronte alla proposta di legge Cirinnà, che equipara il matrimonio ad altre forme di convivenza, «è fuori di dubbio la nostra contrarietà». Con l’abituale stile aperto al confronto ma che non prevede mezzi termini, il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, in un’intervista alla Radio Vaticana è intervenuto sul pronunciamento europeo al Rapporto “Strategia per la parità di genere 2015/2020”. Un documento che «di fatto continua ad andare sulla linea di questa cultura, di questo sentire abbastanza diffuso in Europa, che tende a imporre un certo modo di vedere, di pensare, rispetto a questi temi». Ma, ha affermato Galantino, per «chi ha un modo di sentire e di pensare diverso», non vuol dire «assolutamente doversi adeguare». Per il presule, occorre che la Chiesa continui «con chiarezza, senza tentennamenti, a dire la verità sulle cose, nel rispetto di tutti, nel rispetto dei diritti dei singoli, evitando che queste forme di raccomandazione creino soltanto appiattimento e facciano danno a quella che, invece, è la bellezza della differenza». Dall’Europa all’Italia la linea non cambia. «Come credenti cattolici e come cittadini italiani – ha detto Galantino – è fuor di dubbio la nostra contrarietà alla proposta di legge Cirinnà, come è chiara la contrarietà ad ogni tentativo di omologazione, di equiparazione di forme di convivenza con la famiglia costituzionale. Questo deve essere chiaro, come il fatto che vada ostacolato in ogni modo il tentativo di scippare in maniera subdola alla famiglia il diritto di educare i figli alla bontà della differenza sessuale». In merito alla manifestazione del 20 giugno in piazza San Giovanni, a Roma, contro il ddl Cirinnà sulle unioni civili, il presule ha tenuto a precisare che «la modalità con la quale far valere la chiara posizione di tutta la Chiesa, può essere espressa legittimamente in forme diverse». I laici, ha quindi spiegato citando il Papa, «non hanno bisogno dei “vescovi pilota”. Grazie a Dio, abbiamo un laicato in Italia che è capace di grandi sensibilità, di grandi passioni», e «anche di grandi e belle iniziative». Insomma, non importa come. L’importante è che «la diversità dei modi» non diventi «occasione di divisioni ingiustificate» né «di indebolimento della stima reciproca». Il punto centrale è che «nessuno nella Chiesa cattolica italiana in questo momento, né vescovi, né sacerdoti, né laici, si sogna di dire “sì”, di alzare bandiera bianca, come ha detto qualcuno, rispetto alla Cirinnà, rispetto all’equiparazione di forme di convivenza con la famiglia costituzionale, rispetto all’introduzione subdola della “gender theory” nella scuola». L’impegno è tracciato: «Dobbiamo essere tutti uniti – ha concluso Galantino – per poter contrastare in maniera ragionevole, cercando il dialogo, derive individualiste che ci stanno - ahimè - travolgendo in Italia ma anche in Europa».
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