martedì 26 dicembre 2017
Uno dei più stretti collaboratori di papa Francesco replica alle accuse comparse sulla stampa. Il Pontefice: mi dispiace per il male che hanno fatto contro di te
Il cardinale Rodriguez Maradiaga

Il cardinale Rodriguez Maradiaga

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Il cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa in Honduras, è tra i più stretti collaboratori di papa Francesco. È lui infatti che coordina il Consiglio di nove porporati che aiuta il successore di Pietro nel governo della Chiesa universale. Nei giorni scorsi sul sito del settimanale L’Espresso è apparso un duro attacco nei suoi confronti, che prende spunto da una visita canonica effettivamente ordinata dal Pontefice.

Avvenire ha chiesto al porporato salesiano, che il prossimo 29 dicembre compirà 75 anni, di replicare alle accuse che gli sono state rivolte. Il cardinale Rodríguez Maradiaga ha accettato di buon grado. Con una premessa. Deontologica. «Vorrei ricordare – sottolinea – che ogni persona ha diritto alla propria reputazione e buona fama, e chi pubblica accuse contro chiunque senza nemmeno preoccuparsi di parlare prima con le persone interessate, viene meno a elementari regole di etica professionale». «Ecco perché – aggiunge – proprio nel tempo di oggi così pieno di di pettegolezzi e di chiacchiere, questo tipo giornalismo distruttivo della persona umana non deve essere prese sul serio: chi lo pratica si scredita da solo».

E il 26 dicembre il cardinale ha parlato al telefono con papa Francesco, che gli ha espresso il suo dispiacere "per tutto il male che hanno fatto contro di te", come riporta Radio Vaticana. "Tu però non ti preoccupare", ha aggiunto il Pontefice. Il porporato ha risposto: "Santità, io sono in pace, perché sto con il Signore Gesù che conosce il cuore di ciascuno".

Eminenza, la Sala Stampa vaticana ha confermato che nella sua diocesi c’è stata una investigazione del vescovo emerito di San Isidro in Argentina, Jorge Casaretto, ordinata dal Papa. È stata una visita canonica a tutta la Chiesa dell’Honduras o solo all’arcidiocesi di Tegucigalpa?
Si è trattato di una visita canonica al mio vescovo ausiliare che egli stesso aveva chiesto al Santo Padre per “pulire” il suo nome a seguito di molte calunnie di cui era stato oggetto. E papa Francesco l’aveva concessa ben volentieri.

Per quale motivo e su quale base è stata ordinata?
Ripeto: è avvenuta su richiesta del mio vescovo ausiliare

Quali risultati ha portato?
Ancora non siamo al corrente dei risultati che sono nelle mani del Santo Padre.

Un articolo del settimanale italiano L’Espresso riporta alcune informazioni in forma di accusa. Intanto, per anni, lei avrebbe percepito 35mila euro al mese dalla Università Cattolica honduregna di cui è cancelliere. È vero? Come sono stati usati questi soldi?
Effettivamente l’Università cattolica è proprietà dell’arcidiocesi. L’ho fondata io stesso, 25 anni fa, con appena 6mila dollari e grazie a Dio ora è una realtà con 11 Campus e 20mila studenti. Questo dato dice semplicemente della eccellente amministrazione curata dai collaboratori laici. In questo momento stiamo edificando due ospedali. Non abbiamo mai avuto debiti e abbiamo sistematicamente investito le risorse disponibili per sviluppare i nostri Campus. Ripeto e sottolineo: non abbiamo mai lavorato facendo debiti.
Tra le finalità della Università c’è il sostegno all’attività pastorale della Chiesa, per questo l’arcidiocesi riceve dall’Università una quantità di fondi quasi equivalente a quella citata nell’articolo che lei cita. Ma non per l’uso personale del cardinale. Quei soldi vengono utilizzati per i seminaristi e per i sacerdoti di parrocchie rurali che non hanno quasi risorse (loro stessi possono testimoniare che ogni mese ricevono una piccola quantità di denaro), si usano inoltre per la manutenzione degli edifici di culto, per le auto delle parrocchie e anche, in diverse situazioni, per aiutare molte persone povere.
L’arcidiocesi non ha beni, perché alla fine del 1880 le sue proprietà vennero confiscate dallo Stato. Né i sacerdoti né i vescovi ricevono stipendio. Viviamo delle offerte dei fedeli. Io stesso quando ricevo offerte e doni dopo qualche conferenza o dibattito all’estero utilizzo quei doni per pagare l’assicurazione previdenziale ad alcuni miei sacerdoti (sono circa 6mila dollari all’anno). Siamo una Chiesa povera, ma felice e apostolicamente missionaria.

Il settimanale sostiene anche che la sua diocesi avrebbe operato investimenti finanziari catastrofici con la “Leman Wealth Management” di Londra tramite conti in banche tedesche. Cosa risponde?
L’arcidiocesi ha un Consiglio economico che non ha mai autorizzato questo tipo di investimenti. Ma soprattutto: da dove avremmo mai preso quelle somme da investire? Mi sembra una favola triste... Se avessimo avuto risorse così grandi, avremmo potuto costruire molte delle chiese che ci mancano per erigere nuove parrocchie! So che da qualche tempo ci sono persone che fanno circolare teorie diffamatorie contro la Chiesa. Ma la realtà è un’altra. Per quanto mi riguarda non so neanche se a Londra esista una compagnia finanziaria con quel nome...

Si scrive anche che ci sarebbero forti perdite nella Fondazione Suyapa che gestisce giornali e tv della diocesi. Che cosa risponde? È vero il contrario. Grazie a un robusto ed efficacissimo aiuto dell’Università Cattolica nella gestione della Fondazione, i mezzi di comunicazione della Chiesa sono molto prosperi. Abbiamo due emittenti radio, due canali televisivi (uno a carattere educativo) e un settimanale cartaceo che da qualche tempo offre anche L’Osservatore Romano. Si è trattato di un cammino lungo e difficile, ci siamo dovuti confrontare con grandi gruppi editoriali, ma abbiamo conquistato un ruolo di rispetto nel panorama mediatico del nostro Paese.

E cosa può dirci dell’inchiesta contabile della Corte dei Conti dell’Honduras che sarebbe stata avviata sull’uso effettivo dei fondi che il governo ha girato alla Fondazione per l’educazione e la comunicazione sociale da lei presieduta? È vero che c’è un accordo con il Ministero dell’Educazione che sovvenziona i programmi tv educativi realizzati per le comunità rurali, comunità che affrontano molte e diverse difficoltà. La Fondazione, inoltre, realizza e stampa testi didattici di qualità. È vero, anche, che ci sono audizioni frequenti presso la Corte dei Conti e che questa, a volte, segnala imprecisioni. Ma è altrettanto vero che la trasparenza nell’uso dei fondi è totale.

Infine ci sono le accuse al suo vescovo ausiliare. Accuse per questioni amministrative e finanziarie, ma con allusioni anche a questioni morali. Perché queste accuse? È proprio per questo motivo che il vescovo ausiliare ha chiesto al Santo Padre una visita apostolica. Nei nostri ambienti accade, purtroppo, con facilità che sollevino “questioni morali” contro sacerdoti quando c’è in ballo la riorganizzazione di parrocchie o di istituzioni a esse legate. Il vescovo ausiliare è molto rigoroso e questo, a volte, ha generato degli... anticorpi. Il miglior modo per rispondere, quando non si accettano correzioni, è calunniare.

Eminenza, come si spiega la pubblicazione di questo articolo su L’Espresso? L’intero contenuto di quell’articolo è vecchio. La linea d’attacco sul fronte dell’Università Cattolica è di un anno fa ed è il prodotto di un libello pubblicato in forma anonima de un ex amministratore allontanato per furto. Abbiamo sporto denuncia per diffamazione e calunnia, ma purtroppo la causa in tribunale va estremamente a rilento. Il contenuto dell’articolo pubblicato in Italia ricalca quello del libello.

Ha avuto modo di parlare con il Papa di queste vicende? Anche dopo la pubblicazione dell’articolo?
Il Santo Padre è al corrente di tutto.


Eminenza, lei fra pochi giorni compirà 75 anni. Ha per caso già ricevuto indicazioni riguardo l’eventuale accettazione della rinuncia che secondo le norme canoniche è tenuto a presentare al raggiungimento di questa età?
Alla data prevista invierò la mia lettera al Santo Padre, esattamente come dispone il Diritto Canonico. Poi, aspetterò la sua risposta.

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