venerdì 23 agosto 2019
Tra otto giorni, il primo settembre, sarà il giorno dello stop per manutenzione al termovalorizzatore di Acerra. Un evento che qui crea forti timori tra la gente, come a Caivano
Un deposito di ecoballe nel temovalorizzatore di Acerra in un'immagine d'archivio (Ansa)

Un deposito di ecoballe nel temovalorizzatore di Acerra in un'immagine d'archivio (Ansa)

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Il conto alla rovescia è iniziato. Tra otto giorni, il primo settembre, sarà il giorno dello stop per manutenzione al termovalorizzatore di Acerra – l’unico in Campania – che si protrarrà fino al 12 ottobre. Un evento che da queste parti si traduce nel terrore (e nel rischio concreto) di ripiombare di nuovo in un’emergenza rifiuti. Una delle troppe che hanno costellato gli ultimi decenni, complici anche le tante piccole crisi della raccolta, già in corso da mesi nel capoluogo e in altre città della provincia.
Ci sono 75mila tonnellate da smaltire nel periodo del fermo dell’impianto di Acerra.

Da un mese si susseguono le riunioni fra Regione Campania, Città metropolitana di Napoli, le quattro Province e i tre Ato per predisporre un piano credibile, che sarà approvato definitivamente e diffuso solamente lunedì, dopo l’ultimo incontro tra i vari enti coinvolti. Ma diversi particolari del programma a cui si sta lavorando sono stati resi noti già negli incontri precedenti dal vicepresidente della Regione Campania con delega ai rifiuti, Fulvio Bonavitacola.

Il vice del governatore Vincenzo De Luca punta essenzialmente sul trasporto fuori regione. Un classico dello smaltimento dei rifiuti in Campania: in mancanza di impianti, l’unico modo per chiudere il ciclo è esportare la propria immondizia. A maggior ragione se non si può contare per un mese e mezzo sull’unico termovalorizzatore presente in regione. In due comunicati ufficiali di fine luglio e inizio agosto, successivi a due incontri con gli altri enti interessati, Bonavitacola diffonde ottimismo: «Sulla base delle gare già espletate ed in corso di aggiudica dalle società provinciali, dalla società A2A e dalla regione Campania, si è accertato che l’ammontare delle evacuazioni previste in ambito extraregionale è ben superiore al totale dei rifiuti da conferire come determinato dal fermo del termovalorizzatore per cinque settimane, stimato in circa 75mila tonnellate».

Il vice di De Luca ha chiesto un impegno straordinario alla A2A, la società che gestisce il termovalorizzatore di Acerra, la quale ha appena aggiudicato una gara per il trasporto fuori regione di 17mila rifiuti che finiranno al Nord e all’estero. Tuttavia, né le gare dell’A2A né quelle della Regione e della Sapna, la società dei rifiuti della Città metropolitana di Napoli – tutte concluse con esito positivo, rivendica Bonavitacola – risparmieranno ai territori l’apertura di siti di stoccaggio temporanei, il vero nodo del piano in vista dello stop al termovalorizzatore.

Accantonate le soluzioni previste inizialmente di Giugliano e Acerra, per l’opposizione delle comunità locali – con sindaci e chiese locali in testa – le società provinciali dei rifiuti sono chiamate a individuare altri siti di stoccaggio temporanei. Con queste indicazioni da parte della Regione: pronta utilizzabilità di aree già utilizzate per deposito temporaneo; prossimità agli Stir nei quali vengono prodotti i rifiuti; ubicazione in territori che non sono già gravati da particolari carichi di stoccaggio (il motivo per cui si è deciso alla fine di scartare Giugliano e Acerra). Ma è bastato che venissero fuori i nomi delle località cui la Sapna e le altre società dei rifiuti stanno pensando per scatenare un vero e proprio putiferio nelle comunità interessate. Tra le città che dovrebbero accogliere lo stoccaggio temporaneo dei rifiuti – non più di due mesi, assicura la Regione – c’è Caivano, con la sua storia simbolo della Terra dei fuochi.

Sulle barricate il parroco del Parco Verde don Maurizio Patriciello, da anni autore di numerose battaglie contro l’inquinamento della sua terra. «Assurdo – commenta –. A Caivano arriveranno altre immondizie per far fronte alla chiusura dell’inceneritore di Acerra. "Provvisoriamente" dice chi di competenza. Il problema vero è che, dopo tante bugie e promesse non mantenute, nessuno crede più a nessuno. Soprattutto quando si parla di munnezza. Il Signore abbia pietà di noi».

Le altre ipotesi in campo vorrebbero che altri siti temporanei potrebbero essere aperti a Marigliano, nel Napoletano, e a Casalduni, nel Beneventano, suscitando anche in questi casi dure reazioni da parte delle comunità locali. Nessuno sembra volere la monnezza, vuoi per la gestione fallimentare del ciclo dei rifiuti campano negli ultimi decenni vuoi perché quasi nessuna comunità desidera farsi carico dei rifiuti prodotti in regione. Il risultato è l’ennesimo scontro fra Regione e Comuni, che fino a lunedì Palazzo Santa Lucia e le società provinciali dei rifiuti proveranno a superare.



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