giovedì 8 luglio 2021
L'esponente cattodem apre una breccia nella linea compatta del Pd: inopportune le definizioni sull'identità di genere, la legge nasce per prevenire l'omofobia non per aprire un dibattito antropologico
Il senatore del Pd Mino Taricco

Il senatore del Pd Mino Taricco

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Il conto alla rovescia per il voto al Senato sul ddl Zan è iniziato. Ora che sull’ipotesi di una mediazione con il centrodestra si è giunti al bivio, chi ritiene utile un’intesa deve uscire allo scoperto. La pensa così Mino Taricco, cuneese, 62 anni, senatore "cattodem", imprenditore agricolo, una storia in Confcooperative e nell’associazionismo cattolico piemontese. Sinora ha espresso i suoi dubbi insieme al senatore Stefano Collina nelle riunioni di gruppo del Senato dinanzi al segretario Enrico Letta, ora prende la parola pubblicamente: "Voglio evitare che il mio partito compia uno di questi due errori: approvare una legge con elementi negativi o affossarla definitivamente".

Tertium non datur, senatore? La terza via c’è. C’è ancora tutto il tempo di migliorare il testo pervenuto dalla Camera, e credo che tutti dovremmo sentire la responsabilità di farlo.

Quali correzioni?

Le definizioni all’articolo 1, in particolare sull’identità di genere, sono inopportune nei tempi e nei modi, ovvero nella sede di una legge penale. Questa legge nasce per prevenire e sanzionare gli atti di discriminazione e violenza motivati da omotransfobia, e non invece per aprire una discussione di natura antropologica sull’identità di genere, assolutizzando il dato della percezione individuale anche in dissonanza con recenti sentenze della Corte Costituzionale.

Lei batte quindi sui tre articoli indicati anche da Iv e centrodestra: 1, 4 e 7.

Io sottolineo i nodi che ritengo critici e che credo vadano migliorati, che sono appunto a mio giudizio in quei tre articoli: 1, 4 e 7. Sempre nel merito, la formulazione pervenutaci dalla Camera dell’articolo 4 deve essere rivista: ridefinire su un tema così delicato i confini di un diritto sancito costituzionalmente, quello di espressione, è molto pericoloso. Si prevede tra l’altro che possa essere sanzionata una opinione pur in assenza di concreta istigazione all’odio o alla violenza, magari per una potenziale correlazione ad atti discriminatori o violenti compiuti da terzi.

Il trittico dei cambiamenti che tanti reclamano si conclude con l’articolo 7…

Non è condivisibile la previsione di portare la "Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia" nelle "scuole di ogni ordine e grado" a partire dalle materne ed elementari.

Lei martedì ha votato la calendarizzazione?

Sì, resto convinto che una legge contro le discriminazioni ci voglia, ma resto convinto anche che l’attuale testo richieda correzioni in quei punti che sono sensibilissimi.

Quanti senatori del Pd la pensano come lei?

Io rispondo e parlo per me. Posso dire senza timore di essere smentito che la mia opinione non è così minoritaria. In cosa questo si tradurrà in aula, non so dirlo per gli altri.

Lei cosa farà se il Pd tirerà dritto?

In questi giorni valuterò attentamente la reale volontà di mediazione, ascolto e dialogo sia del mio partito e dentro il mio partito sia degli altri gruppi parlamentari, di cui va ancora verificata del tutto la reale disponibilità ad un’intesa. Certo alzare muri preventivi contro ogni possibilità di dialogo e di miglioramento lo ritengo un errore. Consapevole della mia responsabilità, sosterrò fino all’ultimo ogni possibilità per evitare sia l’errore di una legge negativa sia l’errore di non fare una legge. Poi valuterò. Ma io sono certo che quando i fumogeni della propaganda e del legittimo posizionamento politico caleranno e il testo sarà in aula, e ognuno di noi sarà di fronte ad una specifica responsabilità politica e personale, le ragioni del dialogo prevarranno.

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