venerdì 9 dicembre 2016
"Per Francesco l'ecumene è priorità e si fonda su fiducia e amicizia reciproca; gli accordi scritti vengono poi".
Il cardinale Kasper: «L'ecumenismo? Teologia e incontro»
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Un evento molto importante. Da cui però non bisogna aspettarsi "miracoli". L’occasione per conoscersi meglio, un nuovo impulso a camminare insieme. Il cardinale Walter Kasper guarda con pacato ottimismo al fermento ecumenico che accompagna le celebrazioni per il 500° anniversario della Riforma di Lutero. La meta, cioè la piena e visibile unità tra i cristiani, è chiara certo, ma tempi e modi per raggiungerla sono nelle mani di Dio.

L’uomo dal canto suo ha il compito di assecondare l’azione dello Spirito, di non frenarlo, di rimuovere il più possibile gli ostacoli che egli stesso ha posto al suo cammino, di contrapporre il coraggio del dialogo allo scandalo delle divisioni. In tal senso la visita del Papa in Svezia del 31 ottobre e 1° novembre scorsi è stata un evento molto importante. «Mostra che per Francesco l’ecumene è una priorità – sottolinea il presidente emerito del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani –, che l’impegno ecumenico è volontà del Signore e del Concilio».

Una consapevolezza che per il Papa deve tradursi innanzitutto in un’attenzione concreta, condivisa, all’uomo reale, specie il più povero e dimenticato. «Più che per i suoi predecessori – spiega Kasper – secondo Francesco l’impegno ecumenico va calato nella situazione globale, implica l’urgenza di una comune testimonianza cristiana e di un’autentica cooperazione, ad esempio per favorire la pace e la giustizia, in un mondo in crisi profonda. L’incontro di Lund è stato per il Papa l’occasione di dimostrarlo pubblicamente».Al tempo stesso però l’importanza di una testimonianza comune sul terreno della prassi, non esclude la necessità del confronto teologico. «Per questo Papa sono fondamentali la fiducia e l’amicizia reciproca. Le questioni teologiche possono essere discusse in un modo fruttuoso solo se si parte da questa condizione di base. Un dialogo ecumenico che si limita alla sola teologia rischia di essere alienato dai problemi reali degli uomini e delle donne. E la prassi, l’impegno sul terreno della cooperazione, chiama, permette di coinvolgere anche i laici nel processo ecumenico. Mi sembra che sia questa l’idea, la convinzione di Francesco, che lo contraddistingue dal suo predecessore, il Papa-teologo».


Tra i frutti più evidenti della visita del Papa in Svezia c’è la firma della «Dichiarazione congiunta» di Lund che, nel ribadire lo scandalo delle divisioni, riconosce il dono spirituale e teologico rappresentato dalla Riforma. Un documento che al tempo stesso sembra ricalcare la pietra miliare del dialogo tra cattolici e luterani, cioè la «Dichiarazione sulla dottrina della giustificazione» di Augsburg, nel 1999. È così?

«Da una parte Lund ha confermato il processo ecumenico e i risultati dei dialoghi precedenti, dall’altro ha dato una nuova spinta. Uno slancio, che più che a livello teologico o di documenti, né c’era da aspettarselo, ha riguardato il clima dell’incontro. Parlando di contenuti, soprattutto il problema del primato petrino, che separa le due Chiese, è vissuto con grande difficoltà anche emotivamente. Una condizione che si può risolvere attraverso incontri personali come quello di Lund. In questo senso il viaggio del Papa è stato molto efficace e faciliterà i dialoghi seguenti. Sul terreno dell’incontro umano, questo Papa è un genio».

Sempre a proposito di documenti, si parla di un testo cattolico-luterano su Chiesa, Eucaristia, ministero. Cosa dobbiamo aspettarci?

«Personalmente spero che si possa utilizzare il testo, non ufficiale, preparato da una Commissione della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, dedicato appunto a questi temi. Problemi su cui non è ancora possibile un consenso pieno. Mi auguro (e spero) che la prossima Dichiarazione (ci vorranno due-tre anni ndr), apra la via alla condivisione eucaristica in situazioni particolari, soprattutto per quanto riguarda matrimoni e famiglie miste, che in Paesi come ad esempio la Germania e gli Stati Uniti rappresenta un problema pastorale urgentissimo».


Problemi e differenze sussistono, abbiamo detto, inutile negarlo. Qualcuno ha persino accusato il Papa di essere andato in Svezia a celebrare la divisione.

«È il contrario. Il Papa non è certamente andato a Lund a festeggiare, bensì a confessare il peccato (condiviso) della divisione e per celebrare la comunione fondamentale (un solo Battesimo!) già esistente. Al tempo stesso il viaggio ha messo in risalto i progressi, i risultati raggiunti in 50 anni di dialogo cattolico-luterano. Un riconoscimento dei doni ricevuti, una festa che poi è divenuta un appello, un forte incoraggiamento e una preghiera perché si facciano ulteriori passi nella direzione della piena comunione».

Il 2017 è l’anno del 500° della Riforma. Cosa dobbiamo aspettarci sul terreno del dialogo tra le Chiese, dell’impegno verso una piena e visibile comunione?

«Difficile rispondere. Certo è la prima volta che la commemorazione viene vissuta in modo ecumenico. Però non dobbiamo aspettarci miracoli. Spero che quest’anno serva a completare il cammino di conoscenza reciproca, che incoraggi il dialogo e porti alla decisione di camminare insieme verso il futuro. Sapendo che tempi, modi e luoghi in cui verrà raggiunta la piena comunione sono nelle mani di Dio».

(fine della serie di 9 puntate)

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